È ritenuto dalle forze dell'ordine il reggente del clan siracusano dei Nardo. Fino all'arresto, scattato nell'ottobre 2014, era inserito nell'elenco dei ricercati più pericolosi. Per Sebastiano Brunno è stato disposto il trasferimento in Italia. Dovrà scontare l'ergastolo per omicidio e associazione per delinquere di stampo mafioso
Mafia, estradizione per il boss Brunno La sua latitanza finita nel 2014 a Malta
Era stato fermato nell’ottobre 2014 a Malta, mentre passeggiava per strada. In una località turistica gli agenti delle squadre mobili di Catania e Siracusa hanno arrestato quello che era considerato dal ministero degli Interni uno dei latitanti più pericolosi, Sebastiano Brunno. Per il 58enne, considerato reggente del clan siracusano dei Nardo, oggi è stata disposta l’estradizione.
L’uomo – detto
Neddu a crapa – è stato trasferito in Italia dall’isola maltese. Brunno è stato condannato nel 2009 all’ergastolo per l’omicidio di Nicolò Agnello, delitto avvenuto nel 1992 a Lentini nell’ambito della guerra con la famiglia rivale dei Di Salvo. Oltre alla condanna definitiva per omicidio, deve scontare anche quella per associazione per delinquere di stampo mafioso. Nel mese di giugno le forze dell’ordine hanno sequestrato il patrimonio a lui riconducibile, beni dal valore di 200mila euro.
Sebastiano Brunno è stato arrestato a San Pawl Il Bahar, località turistica a pochi chilometri dalla capitale La Valletta conosciuta anche come Baia di San Paolo. L’operazione è stata condotta in collaborazione con la polizia di Malta. Dopo un lungo appostamento e un continuo pedinamento, l’uomo è stato fermato mentre stava per andare a pranzo in uno dei ristoranti della zona. Perquisendo l’abitazione del 58enne gli agenti hanno trovato 1500 euro, un pc e un cellulare con una scheda telefonica maltese. «Vi faccio i miei complimenti per l’arresto. Bravi davvero», avrebbe detto ai poliziotti che lo hanno catturato.
Brunno, ritenuto dagli inquirenti un «soggetto estremamente pericoloso»,
anche durante la latitanza avrebbe continuato a guidare la consorteria mafiosa, storicamente legata alla famiglia catanese Santapaola-Ercolano.