Un’organizzazione mafiosa ancora ben radicata, capace di gestire il traffico di droga anche dietro le sbarre, con collegamenti attivi tra le celle di mezza Italia e la strada. È quanto emerso dall’operazione condotta all’alba di oggi dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento, che hanno eseguito 14 misure cautelari nei confronti di soggetti ritenuti parte […]
Mafia e droga, blitz ad Agrigento: 14 arresti, armi da guerra e traffici coordinati anche dal carcere
Un’organizzazione mafiosa ancora ben radicata, capace di gestire il traffico di droga anche dietro le sbarre, con collegamenti attivi tra le celle di mezza Italia e la strada. È quanto emerso dall’operazione condotta all’alba di oggi dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento, che hanno eseguito 14 misure cautelari nei confronti di soggetti ritenuti parte di un’associazione criminale legata a Cosa nostra, operante tra Porto Empedocle, Agrigento e con contatti fino a Palermo. L’inchiesta, avviata a dicembre 2024, è il seguito naturale del maxi blitz del 14 gennaio 2025 che aveva portato all’arresto di 48 persone. Al centro dell’indagine, le famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento-Villaseta, capeggiate rispettivamente, secondo gli inquirenti, da Fabrizio Messina e Pietro Capraro. Le indagini hanno confermato che Cosa nostra agrigentina continua a operare con forza, nonostante gli arresti degli ultimi anni, mantenendo disponibilità economiche e un ampio arsenale.
Particolarmente rilevante la figura del detenuto James Burgio, che dal carcere di Augusta avrebbe continuato a impartire ordini e gestire i traffici, anche grazie all’uso illecito di telefoni cellulari. La perizia sul suo smartphone sequestrato ha permesso di ricostruire i legami tra lui e altri esponenti mafiosi come Capraro e Gaetano Licata, nonché il presunto ruolo di primo piano assunto da Burgio nella gestione delle attività illecite, tra cui cocaina e hashish.
Nel corso delle indagini sono emersi anche gravi episodi di intimidazione mafiosa: colpi di arma da fuoco contro abitazioni e attività commerciali, auto incendiate, richieste estorsive e l’utilizzo di un mitragliatore AK-47, il famigerato kalashnikov, per colpire una rivendita di frutta e un panificio. A supporto delle accuse, i carabinieri hanno sequestrato un fucile mitragliatore AK-47 completo di caricatori, 16 panetti di hashish (circa 1,6 chilogrammi), un giubbotto antiproiettile e migliaia di munizioni. Tra gli arrestati figura anche Cristian Terrana, sorpreso a bordo di un motociclo con mezzo chilo di cocaina e 5.600 euro in contanti.