Potrebbe essere l'ennesimo atto intimidatorio nei confronti dell'imprenditore di Linguaglossa che denuncia da anni di essere vittima del racket l'incendio che ieri notte ha bruciato due ettari di terreno delle Cantine Don Saro. Un danno di oltre venticinque mila euro per Puglia che di recente ha deposto come testimone al processo Iblis
Mafia, a fuoco i vigneti di Saro Puglia L’imprenditore: «Sono solo e rassegnato»
«Le istituzioni sono assenti e io mi sento totalmente solo». Rosario Puglia, imprenditore vitivinicolo di Linguaglossa che da anni denuncia di essere vittima del racket, oggi torna a ripeterlo dopo l’ennesimo colpo alla sua azienda. Un incendio, la scorsa notte, ha distrutto una parte del vigneto. «Un danno di circa 25-30 mila euro per le Cantine Don Saro».
Due dei 20mila metri di terreno di proprietà dell’imprenditore, infatti, sono stati bruciati dalle fiamme che, secondo i primi rilievi dei Carabinieri, sarebbero partite da un terreno vicino. Ma Puglia, vittima di numerosi atti intimidatori, non ha molti dubbi. «Bisognerà fare un perizia per capire, ma certo in questi anni ho subito tante minacce. E ultimamente sono stato sentito come teste nel processo Iblis. So di non essere benvoluto da certa gente», continua l’imprenditore. «Appena qualche settimana fa, mentre parcheggiavo la mia automobile in garage, a Catania, due con il casco si sono avvicinati e hanno detto “Viri unn’è du pezzu i medda? Cà iè” e sono andati via – racconta Puglia – E’ un modo per dimostrarmi che sono sempre presenti e possono colpirmi quando vogliono».
L’ennesima intimidazione e poco dopo l’incendio. Un susseguirsi di eventi che di certo non rassicurano l’imprenditore che da anni lamenta pubblicamente di essere lasciato solo da istituzioni e associazioni anti-mafia: «Sono amareggiato, non tanto per il vigneto, piuttosto per come si stanno evolvendo le cose. La magistratura è lenta e le istituzioni assenti. Non vorrei perdere fiducia nella giustizia ma, fino ad oggi, non ho mai avuto una parola, un aiuto da nessuno», lamenta. «Mi sono illuso del fatto che essere un cittadino che lotta per la legalità e fa il proprio dovere nei confronti della giustizia fosse la cosa giusta. E se ho favorito in qualche modo certa gente, in passato, me ne sono pentito e ho subito denunciato. Eppure, dal 1998 a oggi, ancora non ho visto risultati», continua l’imprenditore.
«Anche i carabinieri, che prima passavano a controllare le cantine, non si vedono più da tempo – racconta – Vorrei averli più vicini, vorrei una protezione. Ora chi mi pagherà i danni dell’incendio?». Una domanda retorica perché Puglia, ormai, ammette di non riuscire nemmeno più a preoccuparsi. E ancora una volta si dice rassegnato. «Ma come ogni volta farò il mio dovere – conclude – E andrò a presentare una denuncia contro ignoti».
[Foto di Cantine Don Saro]