L'operazione dei carabinieri è scattata stamattina all'alba. Colpiti i clan di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato. Al centro delle indagini il tentativo di riorganizzazione di Cosa nostra messo in atto da vecchi boss fedeli a Totò Riina. Guarda le foto
Mafia, 62 arresti nel Palermitano Decimati due mandamenti storici
Vasta operazione antimafia condotta dai carabinieri dalle prime luci dell’alba nei mandamenti di Santa Maria di Gesù, nella periferia della città e di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. L’operazione Brasca-Quattro.Zero è frutto di due distinte manovre investigative sviluppate dal Ros e dai carabinieri di Monreale. Gli agenti dell’arma stanno dando esecuzione a ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 62 persone per diversi reati: associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, favoreggiamento e altri crimini aggravati dal metodo mafioso. Sono 51 le persone finite in carcere, dieci si trovano ai domiciliari e per uno è stato disposto l’obbligo di dimora. Sequestrate alcune attività commerciali immobili e imprese.
Al centro delle indagini degli inquirenti ci sarebbe il tentativo di riorganizzazione del mandamento, che avrebbe coinvolto anche le zone limitrofe della città e i paesi vicini, che avrebbe visto assumere un ruolo di spicco da due anziani capimafia fedeli a Totò Riina: Mario Marchese, 77 anni e Gregorio Agrigento, che di anni ne ha 81. Il primo, boss del clan Villagrazia-Santa Maria di Gesù, detto Mariano, quando aveva 51 anni si è trovato tra gli imputati del maxi processo. Il pm aveva chiesto in appello per lui 25 anni di reclusione. La condanna è stata di 16 anni, poi confermata in Cassazione. Ne sconterà solamente 12. Gregorio Agrigento invece, di San Giuseppe Jato, fratello di Giuseppe, è finito in manette nel 2008 nell’ambito dell’operazione Perseo quando venne scoperto un tentativo da parte dei capi del mandamento di creare una nuova Commissione provinciale – la terza – dopo l’arresto di Salvatore Lo Piccolo. Agrigento però è stato assolto perché nelle intercettazioni in possesso degli inquirenti non si faceva mai riferimento al suo nome di battesimo, non si è potuto quindi confermare con assoluta certezza se si trattasse di lui o del fratello.
«Ci sono due distinte ordinanze richieste dalla Dda – dice il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi – Potremmo parlare di mafia vecchia e mafia nuova ma sempre mafia è. Abbiamo nomi antichi, nomi meno noti e nomi nuovi ma tutto questo si muove nell’ambito di Cosa nostra». Si tratta infatti di due indagini parallele da cui, sempre secondo i magistrati, emergerebbe un forte rapporto tra mafia e impresa. «Alcuni imprenditori hanno collaborato – continua Lo Voi – in particolare quelli dell’area di San Giuseppe Jato». «Si tratta di un’indagine che si è protratta a lungo senza fatti eclatanti – commenta Leonardo Agueci, procuratore aggiunto – Nella zona di Villagrazia la presenza della mafia è ancora massiccia e pervasiva».