La sentenza e' stata pronunciata dalla corte d'appello di palermo
Mafia, 10 anni e 8 mesi all’ex parlamentare azzurro Giovanni Mercadante
LA SENTENZA E’ STATA PRONUNCIATA DALLA CORTE D’APPELLO DI PALERMO
Sembrava uscito da un tunnel. Ma adesso c’è di nuovo rientrato. Non c’è pace per Giovanni Mercadante, 66 anni, radiologo e docente universitario presso il Policlinico di Palermo, condannato a 10 anni e 8 mesi dalla Corte d’Appello del Tribunale di Palermo.
Una storia giudiziaria tormentata, quella di Giovanni Mercadante, già consigliere comunale a Palermo negli anni ’90 e poi parlamentare di Sala d’Ercole nelle file di Forza Italia.
La sentenza di ieri conferma il pronunciamento del Tribunale in primo grado. Questa sentenza di condanna è stata ribaltata dalla Corte d’Appello, che ha assolto l’ex parlamentare. Successivamente la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione. Rinviando il procedimento in Corte d’Appello. Da qui il processo, che si è concluso con la condanna di Mercadante.
Mercadante è imparentato con il boss di Prizzi, Tommaso Cannella. Secondo l’accusa, l’ex parlamentare regionale sarebbe stato medico di fiducia di mafiosi e, a patire dagli anni ’90, punto di riferimento dei boss nel mondo della politica.
In passato è stato indagato dai magistrati. E per due volte la sua posizione è stata archiviata.
Giovani Mercadante è un personaggio molto conosciuto a Palermo. I suoi guai sono cominciati nel 2006. Anno in cui è stato arrestato. Di lui hanno parlato i pentiti di mafia. A suo carico ci sono, inoltre, intercettazioni ambientali captate nel box del capomafia, Nino Rotolo. E’ in questo box che, secondo gli inquirenti, si svolgevano le riunioni tra mafiosi.
Nelle intercettazioni, raccolte in oltre un anno, il nome di Mercadante emerge più volte, collegato a quanto pare ad affari illeciti.
Secondo l’accusa, l’ex parlamentare regionale azzurro sarebbe stato “pienamente inserito nel sodalizio criminoso”. A questa conclusione i magistrati sarebbero arrivati anche in base alle testimonianze di vari collaboratori di giustizia. Tra questi, Nino Giuffrè, Angelo Siino e Giovanni Brusca.
Giuffrè dice di essersi rivolto a Mercadante su indicazione del boss, Bernardo Provenzano, per fare eseguire alcuni esami clinici al latitante agrigentino, Ignazio Ribisi. Siino lo definisce un “favoreggiatore” del padrino di Corleone. Per Brusca, Mercadante era “persona disponibile”.
Secondo gli inquirenti Mercadante avrebbe fornito la propria disponibilità e la disponibilità “della struttura sanitaria della quale era socio (l’Angiotac n.d.r.) per prestazioni sanitarie in favore degli associati mafiosi, anche latitanti, e la redazione di documentazione sanitaria di favore, ricevendo, in cambio, l’appoggio elettorale di Cosa nostra in occasione delle regionali in cui era candidato”.
Foto di prima pagina tratta da qds.it