L’uomo della mia vita, sette storie di rabbia «Un sentimento collettivo, poco raccontato»

Si chiama L’uomo della mia vita ma non è un romanzo d’amore. Tutt’altro. Sette racconti che snocciolano in lungo e in largo, «un sentimento collettivo, condiviso da tutti, dal precario che lavora al centro commerciale, al sottoproletario, al migrante, al disoccupato che si suicida: la rabbia. Quella che è messa davanti ad una condizione senza sbocchi. La rabbia disperata, senza speranza. Che alla fine rimane inespressa».

E’ la prima pubblicazione di Daniele Zito. Trentadue anni, laureato in ingegneria e ricercatore all’Università di Catania, ma anche scrittore emergente. «Sono ingegnere, è vero – ci dice – Ma nella vita faccio anche altro. Mi interesso alla letteratura da sempre. Forse perchè appartengo ad una generazione precedente, quella che andava oltre la formazione settoriale – dice – In fondo, se non siamo noi gli intellettuali di oggi, chi altro può esserlo?», sostiene. «Poi il mio lavoro di ricerca all’Università c’entra molto con i meccanismi di comprensione della realtà. E la narrativa la vedo come uno di questi». Specie la letteratura contemporanea, dal cui bagaglio personale tira fuori letture di autori come  Andrea Bajani, Paolo Nori, Giuseppe Genna e Michela Murgia.

Originario di Siracusa ma trasferitosi a Catania dai tempi dell’Università, Daniele è conosciuto anche come attivista sociale dell’Antico Corso, volontario per anni all’interno del centro popolare occupato Experia. Ma nel suo libro «non ci sono storie personali», dice. Ma solo «l’epressione di un sentimento che sento molto nei modi di rappresentare la realtà oggi. Partendo da Brunetta che chiama i giovani bamboccioni, alla Fornero con tutte le definizioni del lavoro poste sempre più spesso su un piano offensivo, che leggittima ogni condizione», continua. «Una realtà in cui tutto sembra plausibile e la rabbia repressa si trasforma in accettazione passiva. Un sentimento collettivo ma frammentato che, come vediamo, sempre più spesso si manifesta in piccoli focolai rivoluzionari che poi, alla fine, non si concretizzano nel cambiamento, nella reazione».

Il racconto che da il titolo alla raccolta parla della rabbia nei rapporti personali. Ma c’è anche dell’altro. Una storia è incentrata sull’astensionismo, un’altra sul precariato. L’unico racconto ambientato a Catania, Il turista, prende spunto da una storia vera: lo sbarco di settanta migranti portati al Pala Catania. L’ultimo è una chiusa, «ma somiglia più ad un epilogo», dice l’autore. «Un modo per aprire ancora la riflessione sul tema della raccolta, piuttosto che per concluderla dando una morale. Anche se – continua – c’è il tentativo di dare una soluzione alla rabbia. E sta nella consolazione, che non vuol dire rassegnarsi nè accontentarsi. Piuttosto una consolazione che aiuti a spostare il punto di vista di chi prova rabbia insoddisfatta e disperata», spiega Zito. «La verità è che spesso diamo spiegazioni assurde alla rabbia che proviamo. Ma l’unico modo per vincerla è rassegnarsi ad alcune evidenze. Ma perché questo avvenga c’è sempre bisogno che qualcuno ci consoli».

L’uomo della mia vita è in vendita su Amazon.it a soli 1,02 euro. «Il prezzo più basso che avessi potuto imporre», racconta Zito. «Perchè la cosa che mi interessava di più non era autoprodurmi, ma confrontarmi con una nuova forma di produzione, fruizione e distribuzione della narrativa. Per questo ho scelto di pubblicare un e-book, che è un modo di costringere la narrazione su un supporto digitale – spiega – Il mio libro, infatti, può essere letto solo su un Kindle. Una soluzione che per certi versi può sembrare limitativa, ma per capire quali sono i pregi e i difetti di una nuova forma di produzine, l’unico modo è provarla».

Non un rifiuto del libro cartaceo quindi, né un tentativo di bypassare l’editoria classica, ma piuttosto un modo per sperimentare la proposta di Amazon. «Penso che oggi stiamo correndo il rischio che ci sia un monopolio dei supporti di lettura digitale. Tra qualche anno non sarà più nè l’editore nè l’autore a controllare la diffusione della narrativa, ma chi produce i dispositivi di supporto degli e-book. Che presto si aggiungeranno alle altre forme di fruizione del sapere», sostiene Zito. «Mi importa capire cosa succederà quando violerò il copyright – sorride – Se, alla fine, questa evoluzione del libro in digitale innescherà un altro meccanismo di repressione culturale. E se così sarà, trovare un modo per scardinarlo», conclude il giovane autore. «Di certo si creerà una spaccatura tra chi potrà ancora comprare i libri cartacei e chi leggerà su Amazon ma non avrà mai il piacere di una libreria in casa propria».

[Foto di  axom.

Federica Motta

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