Un protocollo dintesa verrà firmato a breve tra lAteneo e il Teatro Bellini. Unoccasione importante per far diventare quest'ultimo un posto dove si può entrare con più facilità. Primo passo? La proiezione de Il flauto magico di Branagh mercoledì prossimo
L’Università va al Massimo
Sarà la proiezione de “Il flauto magico”, in programma per domani, a inaugurare l’intesa tra l’Università di Catania e il Teatro Massimo Bellini. È stato infatti presentato sabato scorso un protocollo d’intesa che vedrà coinvolti i due enti in una serie di attività, sia di carattere culturale che didattico.
Riportare il teatro a essere «a misura d’uomo». Questa, secondo il rettore Antonino Recca è la ragione principale che porterà alla firma dell’accordo, che avverrà dopo l’approvazione del Senato accademico e vedrà la collaborazione dei Circuiti culturali.
La cooperazione tra l’Ateneo e il Bellini ha già riscosso consensi e grandi risultati. Basti pensare all’iniziativa “Mi presento. Il Bellini” che nello scorso mese di luglio ha permesso a numerosi catanesi e turisti di visitare il Teatro Massimo accompagnati da ciceroni d’eccezione, gli studenti della facoltà di Lettere.
La proiezione del film “Il flauto magico” di Kennet Branagh è un’ulteriore prova delle potenzialità di tale accordo; in poche ore, infatti, i biglietti disponibili sono andati esauriti ed è stato necessario programmare una replica che però non ha permesso di soddisfare le oltre tremila richieste pervenute online. «Abbiamo avuto la possibilità di fare una replica per il giorno seguente, ma non è stato sufficiente. Anche per giovedì 18 è stato registrato il tutto esaurito. Purtroppo non siamo riusciti a programmare una seconda replica», afferma il sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, Antonio Fiumefreddo.
Per il Sovrintendente bisogna «aprire il teatro. Per troppo tempo questo tempio è stato ritenuto per pochi eletti». L’accordo con l’Università è ritenuto molto importante, dato che riesce a sommare le esperienze di due enti culturali attivi sul territorio. Proprio per questa ragione è vitale «fare rete in una città in cui spesso si parla al singolare. Catania ha tra le sue emergenze quella di ritrovare la sua identità culturale».