Da una parte la storica istituzione, frequentata e apprezzata da buona parte dei componenti dell'amministrazione comunale, sindaco incluso. Dall'altra l'ordine di sfratto del Comune. Alla fine, la soluzione si potrà trovare solo nel mezzo
L’ultima lotta dell’istituto Gramsci per evitare lo sfratto Dalle sottoscrizioni popolari alla «ricerca di soluzione»
Una nota scritta in burocratese, lo scorso 16 settembre, invita l’Istituto Gramsci Siciliano a «comunicare una data entro il termine del 30 settembre» per fare le valigie e lasciare la sede di via Paolo Gili, all’interno dei cantieri culturali della Zisa. Un avviso di sfratto in piena regola inviato all’associazione dagli uffici del settore Risorse immobiliari del Comune a causa di un credito vantato di circa ottantamila euro di affitti non pagati per la sede, di proprietà appunto del Comune, assegnata al Gramsci nel 2000.
Il problema in questo caso è anche il cambio repentino di direzione del sindaco Leoluca Orlando, passato dalla volontà di «dare il massimo riconoscimento e la massima valorizzazione all’importante lavoro culturale che l’istituto compie» sbandierata pubblicamente nel giugno del 2018, al più rigido «ritengo certamente improprio, nella più generosa delle interpretazioni, invocare l’importanza del ricordo di Gramsci per disattendere le norme vigenti», pur riconoscendo che le ragioni per cui questi locali sono stati assegnati «non sono venute certo meno».
Cambio di punto di vista che spiazza il presidente dell’istituto, Salvatore Nicosia, che sebbene avesse accusato in un primo momento Orlando di non avere «brillato per disinteresse, inerzia, indolenza, docilità burocratica», era ritornato sui suoi passi, dichiarando che «quando arriveranno per lo sgombero, il sindaco sarà con noi a manifestare».
Sul piatto in ogni caso restano due posizioni: quella dell’assessore al patrimonio Toni Sala, che ha proposto all’istituto una dilazione del debito «su tempi molto lunghi», e quella del Gramsci, che invece invoca il regolamento comunale e la possibilità prevista per le associazioni di alta valenza e utilità sociale e istituzionale di compensare il canone con l’acquisizione di servizi aventi finalità sociali. Finalità certo ricalcate dall’istituto, che svolge le funzioni tanto di biblioteca quanto di emeroteca, con i suoi oltre 40mila volumi e con la raccolta di scritti, carte, documenti di personaggi storici, da Pio La Torre a Girolamo Li Causi, da Pompeo Colajanni a Vittorio Nisticò; con la pubblicazione negli anni di oltre un centinaio di volumi, l’organizzazione di convegni, seminari e incontri.
Una terza via potrebbe essere quella proposta dall’ex dirigente generale dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Gesualdo Campo. «Se questo scempio si fosse paventato quando ero in condizione di prevenirlo, avrei offerto l’allocazione alternativa dell’istituto Gramsci siciliano presso l’Albergo delle Povere in corso Calatafimi, del ramo Beni culturali del demanio regionale – dice – Oggi posso solo segnalare questa opportunità perché altri prendano l’iniziativa. Voglio però ricordare che la normativa chiarisce che un ente con soggettività giuridica privata che sia portatore d’interessi pubblici, quale certamente l’Igs, è organismo di diritto pubblico e non può essere trattato dal Comune di Palermo né da alcuna altra istituzione come un qualunque affittuario».
E mentre Sinistra Comune, che pure ha utilizzato il Gramsci per le proprie assemblee, lancia una sottoscrizione popolare, con l’apertura di un conto corrente, il primo ottobre, giorno successivo alla data ultima prevista per lo sfratto, la presenza del presidente Nicosia è prevista alla Festa dell’unità, in un evento in cui potrebbe confrontarsi anche con Orlando.