La campagna di promozione ha esordito sui Nebrodi. Alcuni sindaci hanno manifestato la volontà di dare regole in un settore che nel 2013 in Sicilia ha fatturato oltre 5 miliardi di euro. Cambiare si può. Lo dimostra la storia di un ex campione di biliardo che ha trasformato una sala slot, ottenendo uno strepitoso successo
Lotta all’azzardo, primi Comuni si muovono A Brolo boom dei biliardi al posto delle slot
«Per le feste natalizie noi giocavamo con le nocciole e mia nonna vigilava affinché non utilizzassimo i soldi». A raccontarlo è Enza Caputo, vicepresidente dell’associazione Euravia e promotrice della campagna di promozione per la lotta all’azzardo. Non ha neanche 28 anni, eppure l’aneddoto sembra distante anni luce da ciò che l’azzardo significa oggi in Sicilia. «Nella Regione col più alto tasso di disoccupazione – sottolinea Euravia – dove la mafia continua a imperare e dove le risorse naturali sono sotto attacco, lo Stato ha deciso che la priorità è il gioco d’azzardo. Un macrocosmo sottovalutato, che nel 2013 ha fatturato nell’isola oltre 5 miliardi di euro, tra legale, illegale e online. Con conseguenze per centinaia di migliaia di persone. Nessuno può dirsi immune».
La campagna di promozione prende spunto dal libro Fate il loro gioco – La Sicilia dell’azzardo, pubblicato ad ottobre 2014 dalla casa editrice Sicilia Punto L e scritto dal freelance, nonché collaboratore di MeridioNews, Andrea Turco. Il lancio è avvenuto tra il 16 e il 18 ottobre scorsi, con tre tappe che hanno visto protagonisti i Nebrodi. La prima data si è svolta a Castell’Umberto, dove l’associazione Euravia ha sede. Era presente anche il sindaco Vincenzo Lionetto, il quale si è detto disponibile a lavorare a una delibera consiliare che metta un freno agli appetiti dell’industria dell’azzardo. Pur consapevole che «bisogna focalizzare l’attenzione sugli adolescenti, e che l’aspetto repressivo da solo non può bastare. Ecco perché – ha aggiunto – stiamo sviluppando il progetto Giochiamo Insieme, recuperando gli immobili di proprietà comunale e mettendoli a disposizione di chi voglia far riscoprire il gioco ai nostri bambini». L’idea di contrapporre il gioco all’azzardo è anche uno dei leit-motiv della campagna portata avanti da Caputo e Turco. «Bisogna scindere le definizioni – sottolinea Turco – come già da tempo si sta provando a fare in tutta Italia, perché il gioco è una cosa e l’azzardo un’altra. In modo da destinare all’azzardo tutte le negatività (individualismo infruttuoso, assenza di divertimento) ed appropriarsi delle positività del gioco».
Sulla stessa scia anche il pedagogista del Sert di Milazzo, Nicola Schepis, presente all’incontro. «Noi uccidiamo il desiderio ogni giorno, ai bambini compriamo cose che non chiedono – ha dichiarato – Scientificamente, come è stato dimostrato in un esperimento di neuroscienze del 2013, la poesia è un ottimo antidoto all’azzardo». La seconda data è avvenuta al circolo culturale Qua Jetri, di Capo D’Orlando, che si trova proprio di fronte un centro scommesse. E l’ultimo appuntamento si è avuto alla sala Rita Atria, di Brolo. La sindaca Irene Ricciardello si è detta disponibile a creare «punti di ascolto con le giuste professionalità, perché il tema è certamente sentito ma se ne parla ancora poco». Quando poi ci sono storie significative vale la pena rilanciarle. Come quella raccontata da Antonio Traviglia che, con l’associazione Sak Be, ha sposato con entusiasmo la campagna. «Proprio qui a Brolo – ha raccontato Traviglia – c’è un locale che si chiama InFondoAlViale, gestito da Salvatore Cipriano, ex campione di biliardo. Il quale ha avuto un’idea lungimirante: ha acquistato una sala slot e ha sostituito le macchinette coi biliardi. Un successo straordinario, ci sono pure i tour di persone che vengono a giocare, tanto che a Brolo si terranno l’anno prossimo i campionati nazionali di biliardo».
Di certo c’è che i Comuni rischiano di avere le mani legate sul tema, specie dopo la Legge di Stabilità del governo Renzi che accentra nuovamente i poteri sullo Stato. Ma è altrettanto inconfutabile che in Sicilia finora non si sono visti molti segnali da parte delle amministrazioni locali. Tra le 13 Regioni che hanno una normativa sulle slot non c’è la Sicilia. Allo stesso modo mancano i Comuni che abbiano provato a disciplinare la materia, come ad esempio già nel 2013 ha fatto Genova. Una speranza, in questo senso, viene dalla giunta di Renato Accorinti a Messina. Lo stesso sindaco ha partecipato, sabato 24 ottobre, all’incontro organizzato dalla rete Mettiamoci in gioco. Un convegno più per addetti ai lavori, che però ha saputo far convergere un’ampia rete di soggetti. Dal dipartimento politiche sociali di Messina al Centro studi antimafia Chinnici, dal Centro Antiusura al Sert. Si punta a far decollare quei tavoli tecnici, previsti dalle linee guida della Regione Siciliana. Tra un assessore alla Sanità e l’altro.