Per una finestra-ingresso rimasta aperta dopo un'intrusione, un ambiente dell'edificio a quota 2800 è stato reso impraticabile dalla neve. «Non è la prima volta», spiega il direttore Eugenio Privitera avanzando un'idea per l'apertura al pubblico del bene
L’Osservatorio di Etna nord nel mirino dei vandali Forzato un ingresso, il ghiaccio invade la struttura
La scoperta, in realtà, è stata compiuta lo scorso 17 gennaio. Quando cioè il gelido inverno del vulcano ha dato una tregua consentendo agli uomini dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Catania di raggiungere quota 2800 metri. Ovvero dove è situato l’Osservatorio vulcanologico di Piano delle Concazze, avamposto sul versante nord dell’Etna per la ricerca scientifica ma non solo.
Ignoti, nelle scorse settimane, avrebbero forzato una delle finestre-ingresso posta su una delle cupole che compongono la struttura, gestita dall’Ingv etneo. L’effetto di quello che, a prima vista, potrebbe sembrare uno dei soliti vandalismi che spesso si registrano sull’Etna, lo documentano le foto postate online dagli stessi tecnici dell’istituto. Una camera dell’Osservatorio, utilizzata come studio ma anche per dei posti letto, è stata invasa dalla neve, naturalmente assai abbondante a tali quote. La finestra, dopo l’intrusione nella struttura, è infatti rimasta aperta, lasciando l’Osservatorio alla mercé di bufere e ghiaccio.
«Non è la prima volta che accade – spiega a MeridioNews Eugenio Privitera, direttore dell’Ingv di Catania – ma spesso si tratta perlopiù di escursionisti in cerca di un riparo». Potrebbe esserci questa motivazione dietro anche l’ultima effrazione. «Dall’Osservatorio, del resto, non è stato rubato nulla», precisa Privitera. Insomma, ordinaria amministrazione per un simile presidio di frontiera. A quota 2800 l’Ingv concentra le sue attività perlopiù in estate, accogliendo anche una Scuola di geochimica dei vulcani e spesso ricercatori provenienti dall’estero con il desiderio di lavorare in un luogo con caratteristiche uniche. L’Osservatorio, nel cui ventre ci sono anche due tunnel che si fanno strada per 80 metri nel sottosuolo dell’Etna, ospita strumentazioni di ricerca come una stazione sismica, un interferometro e una stazione magneto-tettonica. «Tutte attrezzature che gestiamo a distanza», specifica il direttore Ingv.
Per evitare le intrusioni, i ricercatori etnei una proposta l’hanno pure formulata in passato. Alcune stanze dell’Osservatorio sono state infatti affidate al Comune di Linguaglossa che da tempo vorrebbe utilizzarle per promuovere le specificità del territorio. In realtà, finora, l’apertura al pubblico o ai turisti dell’Osservatorio è stata più un’eccezione che la regola. «Quegli spazi si potrebbero invece usare come un rifugio alpino, ce ne sono già altri sull’Etna, ad esempio a Monte Scavo – aggiunge Privitera – offrendo così un punto di riferimento con accesso libero per gli escursionisti».