In soli due mesi è stata praticamente dimezzata la Libera orchestra popolare di Marsala. «Metà dei componenti sono andati via per paura del decreto Sicurezza conosciuto come decreto Salvini. Molti sono andati via dall’Italia per paura di essere rimpatriati, altri perché messi alla porta dai centri di accoglienza», a lanciare l’allarme a MeridioNews Salvatore Inguì, assistente sociale e referente provinciale di Libera.
Siamo a Sappusi, quartiere popolare sul mare. Una zona difficile e ad alta dispersione scolastica, ma da anni esempio di integrazione tra giovani del quartiere e immigrati dei centri di accoglienza. Proprio nel cuore del quartiere sorge un centro sociale di aggregazione gestito da diverse associazioni di volontariato e da assistenti sociali che si occupano dei ragazzi con doposcuola, lezioni di musica, spettacoli, incontri e diverse attività. Un centro polivalente in cui l’unica parola d’ordine è solidarietà. Tra le loro ultime attività la Libera palestra popolare e la Libera orchestra popolare. Entrambe realtà nate per il quartiere e realizzate grazie alle donazioni di soci delle varie associazioni e di cittadini che hanno donato attrezzature e strumenti musicali. «La libera orchestra popolare è nata quasi per gioco ad aprile – spiega Inguì – per aggregare i ragazzini del quartiere e dei centri di accoglienza per minori non accompagnati della zona. L’idea iniziale era quella di organizzare dei piccoli corsi musicali; pian piano si è sparsa la voce e nel giro di un mese ci siamo ritrovati circa una settantina di ragazzi. Alla chitarra si sono aggiunte le percussioni, poi la pianola e da lì si è andato formando un bel gruppo affiatato, una vera orchestra popolare multietnica».
Visto il consistente numero di partecipanti si è manifestato il problema del numero degli strumenti, insufficienti per tutti. Alcuni sono stati acquistati dall’associazione Archè onlus, altri donati attraverso una campagna social. «Nel giro di pochi giorni dal nostro annuncio tantissimi cittadini hanno risposto positivamente – racconta l’esponente di Libera -. Sono arrivate 30 chitarre, tre pianole, una batteria, tantissimi tamburi e djembe di diverse forme. Davvero una grande risposta da parte della collettività».
A prendere parte alle attività oltre ai minori stranieri non accompagnati e i ragazzi di Sappusi, anche alcuni giovani dell’area penale e altri con disabilità psichica, ma anche professionisti e volontari locali. L’orchestra pian piano ha iniziato farsi conoscere in giro per la provincia con il motto «la diversità è musica». Nel mese di giugno si è esibita per la prima volta in pubblico durante la giornata mondiale del rifugiato. «Anche la prima uscita pubblica è stata una scommessa, abbiamo provato a suonare tutti insieme alcuni brani. Non è stato facile ma grazie all’aiuto di alcuni musicisti del conservatorio abbiamo fatto un bellissimo concerto». Tra le partecipazioni anche quella alla serata conclusiva del campo nazionale dei giovani di Libera, svoltasi a Trappeto lo scorso luglio. «Tutto è stato davvero inaspettato e incredibile: è stata una serata ricca di emozioni. I ragazzi erano davvero entusiasti e felici per questa esperienza». La terza uscita pubblica è stata in occasione rassegna popolare Sappusi Pop.
Il futuro dell’orchesta si preannuncerebbe ulteriormente roseo, con un invito per gennaio a suonare nell’ambito di un evento al Teatro Smeraldo di Milano. Le prove per questa esibizione al Nord – l’invito è arrivato dal patron di Eataly, Oscar Farinetti – hanno registrato un brusco scossone tra ottobre e novembre, quando la discussione sul decreto Salvini finisce sulle prime pagine dei giornali. Un’attenzione che fa crescere anche i timori tra i componenti dell’orchestra. «Si è creato un clima un po’ pesante. Gli episodi di razzismo, paura diffusa e tantissima insicurezza sul futuro – va avanti Inguì -. A ciò si sono aggiunti i centri di accoglienza che hanno iniziato a soffrire a causa della mancanza di risorse economiche, così molte strutture hanno chiuso. A Marsala c’erano più di trenta strutture di accoglienza per minori non accompagnati e nel giro di poco tempo si sono ridotte a una decina. Tutto questo ha comportato che gran parte dei ragazzi stranieri sono andati via, la maggior parte sappiamo che è andata fuori dall’Italia, in particolare in Francia, per paura di essere rimpatriati».
Da una trentina, gli africani dell’orchestra si sono ridotti a pochissimi elementi. «Molti sono partiti da soli con la speranza di passare i confini, altri, messi alla porta dalle comunità impossibilitate a proseguire nella gestione dei centri, sono stati costretti ad andare via. La cosa più triste è che si tratta di ragazzi perfettamente integrati, che frequentavano la scuola, avevano instaurato nuove amicizie con i ragazzi del quartiere e frequentavano anche la palestra popolare del centro sociale». Una situazione che preoccupa non poco i volontari delle associazioni che si occupano di minori nel Trapanese.
Nonostante la drastica riduzione, la libera orchestra popolare di Marsala continuerà la sua attività e volerà a Milano in prossimo gennaio. «Dopo le festività natalizie riprenderemo i corsi di musica e le prove per il concerto di Milano. Ma dispiace per quanto accaduto: oltre a dovere rinunciare a musicisti di valore, è stato smantellato parte di un sistema di integrazione che in questi due anni si era rivelato efficiente».
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