Ieri pomeriggio alla manifestazione, in prima fila, c'erano il sindaco Leoluca Orlando e il presidente della Regione Rosario Crocetta. La precisazione di Pino Apprendi, primo firmatario di una legge sulle coppie di fatto mai approvata dall'Ars
Onda pride a Palermo, le solite promesse della politica La volta buona per la legge sulle coppie di fatto all’Ars?
Ieri pomeriggio l’Onda pride – che quest’anno è andata in scena in tante città italiane – è arrivata anche a Palermo. Solita sceneggiata con la politica siciliana in prima fila. A sfilare, tra gli altri, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Tutti a dire che, ormai, anche la Sicilia – ovvero il parlamento dell’isola – è pronta per una legge sulle coppie di fatto. Ma a ricordare che in Sicilia la politica è sempre pronta a vendere e molto fumo e poco arrosto è Pino Apprendi, dirigente del Partito democratico, già parlamentare dell’Ars, uno dei pochi che, nella passata legislatura ha provato, senza fortuna, a far approvare da Sala d’Ercole una legge sulle coppie di fatto.
L’argomento è scivoloso, perché le competenze su un terreno così delicato sono dello Stato. Ma un segnale il Parlamento dell’Isola avrebbe potuto lanciarlo. A raccontare come sono andate le cose è lo stesso Apprendi. «Nella scorsa legislatura, insieme al comitato Esistono i diritti, fu elaborato un disegno di legge per il riconoscimento di alcuni diritti alle coppie di fatto, etero ed omosessuali – spiega – Il provvedimento venne sottoscritto da oltre 800 uomini e donne fra esponenti della cultura, dello spettacolo e delle istituzioni».
«Malgrado il disegno di legge che mi vide primo firmatario avesse ottenuto inizialmente un consenso trasversale con le firme dei deputati regionali Adamo, Musotto e Aricò, successivamente scatenò un movimento, a cui aderirono esponenti di tutti i partiti, che condusse alla creazione di un intergruppo contro il disegno di legge», ricorda l’esponente del Pd. «Il testo venne approvato in commissione Affari istituzionali – prosegue ancora Apprendi – ma in aula nessuno lo sostenne, oltre i firmatari. Credo che oggi i tempi siano maturi, perfino per la chiesa, affinché il Parlamento siciliano in brevissimo tempo approvi un testo che risponda alle attuali esigenze della società moderna».