Lo switch-off della burocrazia Meno pressione mafiosa con gli open-data

Negli ultimi anni il Governo italiano e le regioni hanno investito una grande quantità di fondi nella realizzazione di infrastrutture e sviluppo di servizi per informatizzare la pubblica amministrazione. Questo ha portato allo sviluppo di molte piattaforme di e-government più o meno funzionanti. Del tema si è parlato al forum territoriale Sicilia durante la seconda giornata dell’Expobit, il salone internazionale dell’innovazione tecnologica in corso alle Ciminiere di Catania. Come sottolineato da Lucia Pasetti, vicepresidente del Centro interregionale per i sistemi informatici, geografici e statistici, «la crisi economica ha imposto unificazione dei servizi e razionalizzazione della spesa informatica». Uno dei principali obiettivi dell’agenda digitale italiana è quindi proprio quello di riordinare le strutture già esistenti per effettuare un passaggio dall’attuale modello ad uno più sostenibile nel lungo periodo. Evitando gli sprechi dovuti allo sviluppo parallelo da parte delle regioni di soluzioni a problemi comuni.

A questo scopo sono già state avviate iniziative come quella dell’assessorato alle Risorse agricole e alimentari per portare la banda larga nelle aree bianche. Grazie al progetto, 78 comuni siciliani a bassa connettitività dovrebbero ricevere una connessione a banda larga entro il 2013. Anche se, come ricorda il responsabile Riccardo Saia, «statisticamente si evidenzia che il problema di comunicazione con le pubbliche amministrazioni è principalmente culturale e non economico o di accesso».

Per facilitare il dialogo tra pubbliche amministrazioni e cittadini la soluzione è l’open government, un concetto che pone alla sua base tre principi: partecipazione, trasparenza e collaborazione. Come ha spiegato Salvatore Marras responsabile di Innovatori Pa, «e-government si occupa di sviluppare sistemi di controllo dei processi amministrativi. Open-Government si occupa far emergere questi processi dal rapporto con il cittadino». La camera di commercio di Trapani è stata una delle prime in Italia ad aderire al progetto open-data. Fatta eccezione per l’Università di Messina e altre piccole realtà, a sud di Roma sono veramente pochi i dati pubblicamente accessibili, spiega Marras. E continua facendo un esempio: «Nel Regno Unito sono stati pubblicati i dati sulla mortalità dei pazienti nelle sale operatorie del paese e questo ha portato ad un aumento della qualità degli ospedali inglesi». Altrettanto importante è la trasparenza dei dati che potrebbe diminuire la pressione mafiosa sulle amministrazioni poiché questi sarebbero immediatamente verificabili da qualunque cittadino.

Si è parlato anche di Prode, progetto dematerializzazione, un’idea per il passaggio al documento digitale in cui la Sicilia ha avuto un importante ruolo nel monitoraggio. La fase successiva è la diffusione del sistema in tutte le regioni in modo da poter effettuare uno switch-off dei documenti cartacei.

Attualmente si registra uno scarso utilizzo dei servizi digitali delle amministrazioni dovuto principalmente alla difficoltà di utilizzo e alla scarsa fiducia dei cittadini. L’agenda digitale sembra voler tenere in considerazione questo punto e cerca di focalizzarsi sul riutilizzo delle infrastrutture e le tecnologie già esistenti per contenere i costi e semplificare la gestione.


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