Lo sfascio ambientale di Gela come l’Ilva di Taranto

LO SCRIVONO IN UN’INTERPELLANZA 20 PARLAMENTARI NAZIONALI DEL MOVIMENTO 5 STELLE, PRIMA FIRMATARIA CLAUDIA MANNINO

Sullo sfascio ambientale di Gela i grillini non arretrano di un millimetro. Nei giorni scorsi hanno scoperto che, su 16 milioni di euro stanziati per la bonifica di un territorio massacrato dall’inquinamento, la Regione ha speso solo un milione di euro.

Dopo aver chiamato in causa la Regione siciliana, il Movimento 5 Stelle sferra un attacco alla Camera dei deputati con un’interpellanza rivolta ovviamente al Governo nazionale:

“Anche la Sicilia ha la sua Ilva, si tratta del Petrolchimico gelese, una bomba ecologica pronta ad esplodere”.

Chiaro il riferimento all’industria di Taranto che ha inquinato un intero territorio. Lì ci sono state le inchieste della magistratura che hanno fatto luce su come i grandi gruppi economici nazionali hanno trattato il Sud in tutti questi anni. A Gela, invece, dove dalla fine degli anni ’50, primi anni ’60 del secolo passato opera l’Eni, a parte le denunce giornalistiche, non si ricordano grandi interventi da parte delle ‘autorità’.

Le uniche cose che si ricordano in questa martoriata città della Sicilia sono l’inquinamento smisurato, le malattie, i Sindaci consenzienti e attenti a non disturbare i manovratori dell’Eni, un sindacato che, nel suo complesso, ha avallato queste schifezze e una politica di ‘ascari’.

Quasi a segnare un confine tra passato e presente i grillini, prima firmataria la parlamentare di Montecitorio, Claudia Mannino, hanno presentato la già citata interpellanza ai Ministeri della Salute e del Territorio insieme ai colleghi Busto, Daga, De Rosa, Micillo, Segoni, Terzoni, Zolezzi, Cancelleri, Currò, Di Benedetto, D’Uva, Di Vita, Grillo, Lorefice, Lupo, Marzana, Nuti, Rizzo, Villarosa.

“Mentre l’Eni snobba le Istituzioni – spiega Claudia Mannino – dopo aver spremuto il territorio come una spugna, lasciando il degrado ambientale, noi chiediamo un intervento forte ed urgente al Governo per capire da che parte sta la società petrolifera”.

“I vertici dell’Eni – si legge nell’atto parlamentare – sono intenzionati ad approvare un nuovo piano industriale che prevede la sospensione delle attività di quattro delle cinque raffinerie presenti in Italia, e la chiusura definitiva di quella di Gela; tra le ipotesi prese in considerazione negli incontri tra la società e le rappresentanze sindacali ci sarebbe anche quella di trasformare l’impianto localizzato a Gela in un deposito costiero dismettendo le attività produttive; a questo proposito, lo scorso 9 luglio, il Presidente della Regione siciliana ha incontrato il viceministro allo sviluppo economico De Vincenti che, al termine dell’incontro, ha dichiarato che per quanto riguarda gli impianti di Gela, l’Eni ha dato indicazioni importanti sull’intenzione di investire, e in relazione a ciò il Ministero dello sviluppo economico ha invitato la società a presentare quanto prima un vero piano industriale”.

“Da notizie di stampa – prosegue il comunicato dei grillini – si apprende che il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha convocato un tavolo con i vertici dell’Eni, le rappresentanze sindacali e le istituzioni regionali e locali per avviare un confronto sui contenuti del nuovo progetto industriale della Società e delle sue rilevanti ricadute economiche, occupazionali e sociali; nonostante ciò, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil hanno proclamato uno sciopero generale in tutto il gruppo ENI tenutosi 29 luglio”.

“Anche lo stesso presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta – si legge sempre nel comunicato – ha dichiarato di essere pronto a qualsiasi ipotesi pur di salvare i posti di lavoro dicendosi pronto a ridiscutere un piano di investimenti per un eventuale riconversione industriale dell’impianto. Lo stesso presidente Crocetta non ha lesinato peraltro duri ammonimenti. La raffineria dell’Eni si trova, infatti, in un’area che è stata dichiarata «ad elevato rischio di crisi ambientale» nel 1990, e all’interno del Sito di interesse nazionale (Sin) di Gela perimetrato con decreto del Ministero dell’ambiente del 10 gennaio 2000”.

“Con riferimento ai gravi danni all’integrità dell’ambiente e alla salute della popolazione provocati dalle attività produttive localizzate in Sicilia – ricordano i parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle – nel 1999 è stato dichiarato lo stato di emergenza in materia di bonifica e di risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati che riguardava non soltanto i siti di interesse regionale e comunale, ma anche siti di interesse nazionale, tra i quali è compreso quello di Gela”.

“Di recente – prosegue la nota dei grillini – sempre con atti parlamentari, sono state chieste notizie in merito allo stato di avanzamento delle operazione di bonifica del Sin di Gela e, in particolare, una approfondita verifica delle attività che devono essere applicate per rimediare il danno ambientale e che, come dimostrano numerosi studi epidemiologici, espone la popolazione di Gela a rischi di morbosità e di mortalità superiori alla media”.

“Il ministero competente, a tal proposito – si legge sempre nel comunicato – continua ancora a non dare risposte esaustive. Intanto dal verbale della conferenza di servizi istruttoria del 24 giugno 2014 – per ciò che riguarda la bonifica dei suoli – emerge che la stessa Raffineria di Gela non ha ancora provveduto a presentare un progetto definitivo dei suoli delle aree di sua proprietà nonostante le chiare indicazioni che anche l’Asl di Caltanissetta aveva fornito in merito”.

“La salute dei cittadini siciliani e l’integrità dell’ambiente – dicono sempre i grillini – sono tuttora gravemente minacciate dal permanere della situazione, in relazione alla quale è stato dichiarato e prorogato, per più di un decennio, lo stato di emergenza, e dipendono, in larghissima parte, dal buon esito degli interventi ancora da eseguire per la messa in sicurezza, la caratterizzazione, la bonifica delle aree di Gela, all’interno del quale si trovano gli impianti dell’Eni”.

“Per queste motivazioni – si legge nell’interpellanza – i parlamentari chiedono di sapere quali sono le responsabilità degli enti territoriali, se e di quali informazioni, dispongano in merito alla vertenza tra l’ENI e le rappresentanze sindacali degli addetti degli impianti ENI a Gela e in particolare dei contenuti degli incontri, in corso, tra il Ministero dello sviluppo economico e la stessa ENI, e di quello tra il Presidente della Regione siciliana e il viceministro allo sviluppo economico;

se, e in che modo, intendano rappresentare – all’interno del confronto in corso tra l’ENI, il Ministero dello sviluppo economico, le rappresentanze sindacali e gli enti territoriali coinvolti – la necessità di gestire e porre fine alla gravissima situazione ambientale nella piana di Gela, nonché quella di quantificare in modo congruo il danno ambientale e alla salute dei cittadini inferto dall’attività di raffinazione e le risorse economiche necessarie a porvi concretamente e sollecitamente rimedio;

se – a partire da una ricognizione delle misure di prevenzione da adottare e degli interventi di messa in sicurezza d’emergenza, di caratterizzazione e di bonifica approvati o per i quali è in corso l’istruttoria – intendano individuare un pacchetto di misure e di interventi da esaminare approfonditamente durante gli incontri tra il Governo, le parti sociali e le istituzioni territoriali, al fine di assicurarne, inderogabilmente, una tempestiva esecuzione”.


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