Si è inaugurata lo scorso 16 Luglio, presso la Galleria d’Arte Moderna delle Ciminiere, a Catania, la mostra dal titolo: “Lo scirocco e l’Etna. Voci e forme a Catania nel ‘900″, curata da Angelo Scandurra, evento volto al racconto artistico di un’epoca (dagli anni Trenta agli Settanta) densa di stimoli ed accadimenti nuovi e rivoluzionari, nello spirito come nelle manifestazioni espressive che ne derivarono.
Qui, come altrove, per nulla costretti dagli aspetti riduttivi di supponibili provincialismi e geografica marginalità, si espressero fiere alcune emblematiche personalità dell’ambito pittorico, scultoreo ed ovviamente letterario. I talenti, talvolta palesemente ridondanti, travalicarono i presunti confini di un’arte per trovare risposta in un’altra: il risultato, perfettamente reso attraverso le opere esposte, ci mostra il dialogo (mai sottaciuto) fra quanti sinergicamente cercarono una concreta attuazione d’identità e di sperimentazione trovando nella nuova opera d’arte adeguata sede comunicativa d’ogni individuale, isolana personalità, unanimamente coinvolta nello spirito avanguardista del periodo. La tensione d’oltranza spirituale si tradusse quindi in opere di grande forza ed intenzionalità formale oltre che comunicativa, esempio di palese eppur raffinata abilità di modi e di stile, incurantemente vissuta in consapevole marginalità culturale rispetto ad una persistente “anima” popolare dei borghesi ambienti cittadini.
Le forme scultoree, come i dipinti ed i testi, quelli di ciascun autore a proprio modo, tutti con identico e allo stesso tempo variegato impulso, realizzarono in sé l’evolversi dei tempi, registrandone il cambiamento.
Molti fra gli artisti presentati, così come i letterati, vanno segnalati anche per avere concretamente contribuito alla promozione ed attuazione a Catania, di alcune fra le maggiori strutture istituzionali per l’arte (Istituto d’Arte, Liceo Artistico, Accademia di Belle Arti); tutti furono protagonisti unici del concretizzarsi di un nuovo mondo del fare artistico: nati nei primi vent’anni del ‘900, vissero la transizione fra due diverse modalità d’intendere l’opera e le sue finalità, conservando ciascuno unicità di talento e realizzando a proprio modo il rinnovamento linguistico e persino strutturale del nuovo esito dell’arte modernista.
Il catalogo della mostra, edito da Giuseppe Maimone, racconta ed illustra le opere, come lo spirito della manifestazione. Le motivazioni, come il ritratto storico-culturale dell’epoca, risaltano evidenti dai racconti e dalle dissertazioni critiche di personalità dell’ambiente politico catanese e riconosciute voci della cristica d’arte, aiutando lo spettatore alla comprensione di ciò che promosse l’ideazione e la produzione dei lavori esposti. I nomi di tutti gli autori, le cui opere spesso di proprietà degli artisti, degli eredi o di collezionisti privati, sono state concesse per l’occasione, si susseguono, accuratamente disposte, in armonico rimando con i testi di noti protagonisti dell’ambiente letterario catanese del periodo, nel percorso della mostra come nel catalogo, passando attraverso Carmelo Abate, Giovanni Alicò, Carmelo Comes, Francesco Contraffatto, Gemma D’Amico, Rosario Frazzetto, Salvo Giordano , Pippo Giuffrida, Emilio Greco, M.M. Lazzaro, Concetto Marchese, Giuseppe Marletta, Sebastiano Milluzzo, Rosario Mirabella, Carmelo Molino, Pietro Pappalardo, Franceso Ranno, Roberto Rimini, Elio Romano, Eugenio Russo, Nunzio Sciavarrello, Domenico Tudisco e Francesco Vaccaielli, cui fanno eco i testi letterari di Antonio Aniante, Sebastiano Addamo, Arcangelo Blandini, Vitaliano Brancati, Antonio Corsaro, Saverio Fiducia, Emilio Greco, Francesco Guglielmino, M.M. Lazzaro, Carmelo Molino, G. Nicolosi Scandurra, Ercole Patti, Ottavio Profeta, Salvatore Salemi, Massimo Simili, Fiore Torrisi, fino a Giuseppe Villaroel.
Quanto raccontato dagli autori citati ed affettivamente posto in realistica corrispondenza con l’ambiente ed i volti della quotidiana esistenza di ognuno risiede persino nei dettagli, sempre da ricercare, focalizzare con l’attenzione che le intenzioni non manifeste richiedono; “luoghi” di semantico rimando a trasfigurazioni dal sapore metafisico, cifra di quel tratto ambientale di marginalità culturale unanimamente sottinteso nell’opera di tutti, diversamente vissuto ed interpretato da ciascuno, trasfigurato nel senso, inquieto, di una modernità novecentista che affiora chiara nella novità composita delle arti e delle voci.
Quanto propostoci da questa mostra è certamente uno dei tasselli dell’ampio, multiforme mosaico che l’arte del ‘900 ha ecletticamente realizzato. Esso certamente concorre, quale deciso esempio della ricerca contemporanea, a porre ripetuto interesse per lo spirito avanguardista che da sempre distingue l’arte in Sicilia.
La mostra sarà visibile fino al prossimo 18 settembre.
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