Domani, alle 18, scade il termine per la presentazione di emendamenti alla Legge di Stabilità. Nell'occhio del ciclone la norma che prevede di attingere alle risorse del Pac per finanziare gli sgravi contributivi. I senatori siciliani, venerdì all'Ars, hanno promesso battaglia. Vedremo se sarà così...
Lo scippo di 500 milioni di euro alla Sicilia Resta solo un giorno per fermare il Governo Renzi
Domani, martedì 9 Dicembre, ore 18,00: è il termine entro il quale si potranno presentare eventuali emendamenti alla Legge di Stabilità per il 2015 in esame in Commissione Bilancio del Senato. Una legge che interessa da vicino la Sicilia e, soprattutto, i suoi Comuni. Il testo, infatti, contiene l’ormai famigerato articolo 12, secondo il quale il Governo Renzi, per finanziare l’abbattimento degli oneri contributivi per nuove assunzioni, attingerà alle risorse del Piano azione coesione (Pac). Un taglio che, per la Sicilia, equivale almeno a 500 milioni di euro. Per l’Associazione dei Commercialisti siciliani, si tratta, invece, di 800 milioni di euro.
Una batosta che, per tutto il Sud Italia, si tradurrebbe in una perdita di 3,5 miliardi di euro. Si tratta di fondi europei che erano stati riprogrammati dall’ex Ministro, Fabrizio Barca, ed assegnati al Meridione. Non ancora spesi ma, in molti casi, con gare già bandite.
Per il direttore regionale della Programmazione, Vincenzo Falgares «queste somme sono state messe a disposizione nel corso di quest’anno. Nulla di strano che non siano state ancora spese»
Una norma contro la quale ha tuonato, tra gli altri, il vice presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta e contro cui si è schierato, apertamente, anche il direttore regionale della Programmazione europea, Vincenzo Falgares.
Lo ha fatto venerdì scorso, nel corso dell’incontro promosso dal Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, con i parlamentari nazionali eletti in Sicilia, sul tema dei rapporti finanziari Stato-Regione,
«Queste somme sono state messe a disposizione nel corso di quest’anno. Nulla di strano che non siano state ancora spese», ha detto Falgares. Una risposta indiretta al sottosegretario, Graziano Delrio, che si è trincerato dietro l’alibi della mancata spesa.
Ad ascoltare Falgares, come detto, i parlamentari nazionali eletti in Sicilia, tra i quali diversi Senatori (come Tonino D’Ali, Forza Italia e Giuseppe Marinello, Ncd) che si sono impegnati a presentare un emendamento correttivo e a fare squadra per evitare questo ennesimo scippo.
Vedremo domani se sarà così.
Intanto, sul caso interviene anche il Presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando: «E’ necessario intervenire subito emendando la norma per scongiurare l’ennesimo scippo di risorse, che renderà più difficile qualunque progetto di sviluppo nella nostra Isola. Il dirottamento dei fondi del Piano di azione e coesione (Pac), se la Legge di Stabilità 2015 fosse approvata nell’attuale versione – continua Orlando – costringerebbe i Comuni siciliani, che già versano in condizioni economiche disastrose, a non poter più intervenire in settori come la riqualificazione urbana e l’impiantistica sportiva. E quel che è più grave li costringerebbe a non poter assicurare più servizi destinati ad anziani e bambini con le consequenziali ricadute sul piano sociale».
Durissimo anche Michele Pagliaro, leaer della Cgil Siciliana: «Il dirottamento dei fondi del Piano di azione e coesione (Pac) non è una misura che si può lasciare passare. Si mobilitino i deputati nazionali eletti in Sicilia, si muova anche il Governo regionale. Per quanto ci riguarda è un motivo in più per bocciare questa Legge di Stabilità. Intanto – aggiunge Pagliaro – se i fondi non vengono spesi, visto che il Pac è a gestione ministeriale, le responsabilità non sono tutte della Regione».
«E’ vero – aggiunge il segretario generale della Cgil siciliana – che la percentuale di somme impegnata è bassa (il valore della spesa certificata del Pac, a fine maggio, è l’8% della dotazione complessiva), ma il Governo, che già non ha una politica del Mezzogiorno, non può comunque risolvere il problema del reperimento di risorse per provvedimenti pur condivisibili a danno delle Regioni più deboli: questo è paradossale e conferma l’attitudine dell’Esecutivo a non andare a cercare risorse finanziarie dove dovrebbe: ad esempio, nelle sacche dell’evasione fiscale e della corruzione e a fare pagare sempre gli stessi, che si tratti dei lavoratori o delle Regioni più deboli».
Il segretario della Cgil ricorda anche che, già ad agosto, il cofinanziamento nazionale è stato decurtato del 25% «e questa volta per giunta con il benestare della Regione. Ritengo che la gravissima crisi economico- sociale della Sicilia non possa scontrarsi con logiche punitive».