Nuova battaglia di legalità del sindaco di Catania. Stavolta nel mirino ci sono i camion abusivi di panini imbottiti. Al fianco del primo cittadino l'assessore Cannizzo e un pool composto da Polizia Municipale, dipendenti della Multiservizi e operai dell'Enel. Seria svolta a favore di ordine e igiene o sterile attacco alla tradizione cittadina?
Lo sceriffo Stancanelli contro Panino Selvaggio
Se è vero che non di solo pane vive l’uomo, è anche vero che a Catania la questione si fa più complicata: nel panino la parmigiana di melanzane fritte non ce la metti? E l’insalata di mozzarella e pomodoro? E la salsa tonnata? Che panino è, senza la salsa tonnata?
I tempi dei verghiani tozzi di pane e cipolle crude sono finiti, perché sono anni che all’ombra dell’Etna le cipolle le si fanno al forno, e le si condiscono pure, ché così come vengono fuori dalla terra, senza neanche un po’ d’olio e d’aceto, con la porchetta e il doppio strato di formaggio quasi non sanno di niente.
Imbottire un filoncino, a Catania, è un’arte. E il sindaco Stancanelli e la sua giunta vogliono metterla in pericolo. Dell’interesse culturale a nessuno frega niente, della difesa delle tradizioni nemmeno: «Stiamo intervenendo ormai quotidianamente per debellare fenomeni dell’abusivismo contrari a ogni forma di legalità», ha detto il primo cittadino, vantando come un trofeo il sequestro di alcuni camion di panini nelle zone di via del Rotolo e di piazza Eroi d’Ungheria.
Si sono mossi in tanti: l’assessore alle attività produttive, Franz Cannizzo, ha sostenuto che loro, i paninari abusivi, non sono in possesso dei dovuti «requisiti morali e professionali». Manca un giuramento d’Ippocrate per i farcitori di morbidoni, c’è bisogno di un servizio di leva per preparatori di condimenti. «Vuoi tu prendere come tuo legittimo compagno di vita un peperone con il pangrattato?»: più moralmente ineccepibili del sacro vincolo ci sono solo il ketchup e la maionese sulle patatine fritte.
Cannizzo ha continuato con il problema delle condizioni igienico-sanitarie non rispettate, ma c’è tutta una letteratura sul fatto che i germi rafforzino le difese immunitarie e sul valore affettivo di taluni reperti archeologici della gastronomia. Non avete forse versato una lacrima quando quell’incauto rappresentante di Milano ha divorato la Luisona del Bar Sport di Stefano Benni? E non vi pare forse ugualmente meritevole di affetto e rispetto la vaschetta di pomodori secchi del paleolitico che ogni paninaro degno di nota ospita all’interno della propria bacheca?
Mica perché i pomodori fritti non siano buoni, bensì perché, dopo che ti sei fatto riempire un panino che pesa quasi cinquecento grammi, i pomodori secchi ce li vorresti, ma e se poi ti «buttano pesante»?
Da Palazzo degli Elefanti, però, non arrivano cenni di compassione. Per dire un «no» secco a questa barbara usanza dell’illegalità culinaria, l’Amministrazione Comunale si muove insieme alla Polizia Municipale, alla Multiservizi e a una squadra di operai dell’Enel per il distacco dell’energia elettrica. «A Catania non possono più esistere zone franche dove tutto è possibile», ha dichiarato, belligerante, il solito Stancanelli che ha messo insieme un pool rapido ed efficiente, con un attivismo probabilmente degno di miglior causa
I prossimi a essere colpiti, avverte Cannizzo, «saranno i cosiddetti “fucuni” che appestano l’aria di alcune parti della città e sono un pericolo costante per la viabilità e per i passanti». Dite addio al panino con le polpette di carne di cavallo in via Plebiscito, ché l’intento è chiaro: colpire i tentacoli dell’illegalità all’ombra dell’Etna. Poi, magari, qualcuno gli faccia un disegnino: prima o poi bisognerà che lo capiscano che il pesce puzza dalla testa.