Il vicepresidente della commissione Antimafia parla del pericolo di infiltrazioni terroristiche. E ricorda: «L'unica volta che Prima Linea provò a posizionare una base a Catania fu sgominata in sei ore. Negli anni '70 Cosa Nostra aveva una funzione di sorveglianza armata sul territorio»
L’Isis e la mafia, interviene Claudio Fava «Non sorprende che Sicilia sia fuori da rischio»
«Non mi stupisce che la Sicilia possa essere considerata fuori dal rischio di infiltrazioni dell’Isis per la presenza della mafia». Nei giorni in cui l’allerta terrorismo è massima, Claudio Fava, vicepresidente della commissione nazionale Antimafia, interviene sulla situazione nell’Isola. Lo fa a margine dell’audizione in commissione Antimafia regionale.
Per supportare la sua testi, Fava ricorda quanto vissuto negli anni del terrorismo in Italia. «In Sicilia non c’è mai stato l’insediamento del terrorismo e l’unica volta che Prima Linea provò a posizionare una sua base operativa alle porte di Catania fu intercettata e sgominata in sei ore – ha aggiunto -. In quegli anni, a metà degli anni ’70, Cosa Nostra aveva anche una funzione di sorveglianza armata sul territorio, dove non a caso non si sono consumati mai neanche sequestri di persona e quando c’erano non avevano la funzione di estorsione di denaro ma di punizione mafiosa».
Poi però è tornato sull’attualità e sul rischio Isis, ammorbidendo la sua posizione. «Non mi stupisce che non ci sia il rischio di infiltrazione dell’Isis, anche se forse non è del tutto vero – ha affermato – perché la capacità di infiltrazione di questo terrorismo, talmente liquido, non ha alcuna possibilità di prevedibilità. Quando hai a che fare con gente che si ammazza – ha concluso – i livelli di prevedibilità si azzerano ed è più complicato, per tutti, anche per chi fino adesso ha ritenuto di potere garantire indirettamente e parallelamente una sorta di ordine pubblico e privato del territorio».