Il presidente della Regione scrive ai 90 parlamentari regionali, chiedendo di pensarci due volte prima di chiudere la partita sulla finanziaria. I riferimenti sono all'ipotesi di far scendere il sipario sull'esperienza della partecipata che riscuote i tributi e alla bocciatura di creare una società unica che gestisca le autostrade
Liquidazione Riscossione e stop a fusione Cas-Anas Crocetta ai deputati: «Così la Sicilia rimarrà indietro»
La liquidazione di Riscossione Sicilia e la trasformazione del Consorzio autostrade siciliane in una società. Rosario Crocetta non intende affatto ingoiare il rospo in silenzio e invia una lettera aperta ai 90 inquilini di sala d’Ercole, consapevole del fatto che la partita sulla finanziaria, nonostante le criticità è tutt’altro che chiusa.
A proposito della vicenda Cas, secondo Crocetta «la bocciatura della proposta di dare origine a una società unica con Anas, blocca tutto il piano investimenti per la rete autostradale siciliana, causando un danno economico all’occupazione, al Pil e alla crescita della Sicilia. La situazione – sottolinea il governatore – è veramente paradossale. Da un lato l’Anas possiede le risorse per fare gli investimenti, ma non ha la concessione per la rete autostradale siciliana, dall’altro il Cas è titolare della concessione, ma non ha le risorse necessarie. Nel recente passato, si è tentato anche di avviare in project financing il completamento della rete autostradale siciliana, ma da indagini di mercato è emerso che tale rete si rivela antieconomica per i privati».
Crocetta va avanti: «Le questioni relative al pagamento del pedaggio, da estendere a tutta la rete, sono irrilevanti, se si considera che alcun pedaggio può essere imposto se non esistono arterie stradali alternative alla tratta di autostrada sottoposta a pedaggio». E questo è il caso, per esempio, della tratta Palermo-Catania. Il presidente ricorda poi come il Cas sia «indebitato e costretto a pagare i debiti dell’Anas per contenziosi pregressi relativi alla rete autostradale costruita nel passato».
Ma il vero cruccio di Crocetta è indubbiamente la spallata ricevuta da palazzo dei Normanni con la messa in liquidazione di Riscossione Sicilia. «Occorre valutare – scrive – le conseguenze di un percorso repentino e non concordato con lo Stato. È evidente che per fare un accordo con l’agenzia nazionale occorre intanto che tale agenzia esista. Equitalia, essendo in liquidazione, non può allargare le proprie competenze. Di fatto, si creerebbe una paralisi in una fase molto delicata che interessa centinaia di migliaia di siciliani che vorrebbero rottamare il proprio debito».
«L’altro elemento su cui riflettere – aggiunge l’ex sindaco di Gela – è il fatto che, a partire dal 2017, attraverso l’accordo con lo Stato, la Regione preleva direttamente le proprie entrate fiscali senza passaggi intermedi nazionali. È evidente che, riportando la riscossione al sistema nazionale, si introduce un passaggio intermedio che priva la Regione di tale diritto. Sta da sé che per l’anno in corso si determinerà, in assenza di un ente che gestisca la riscossione, un incentivo a non pagare che avrà conseguenze terribili sul bilancio consuntivo, che può vanificare tutti gli sforzi effettuati in questi anni per il risanamento finanziario delle casse della Regione».
«Voglio infine sottoporre alla vostra valutazione – conclude Crocetta – la questione del contenzioso, in via di definizione, con Montepaschi, per centinaia di milioni di euro, che verrebbe sottratto alla Regione, per diventare tutto di gestione nazionale. Invito pertanto, con la visione esclusiva della difesa degli interessi della Sicilia, a riconsiderare la questione di Riscossione Sicilia, sottraendola dalla polemica sulla sua governance, e riportarla nell’ambito della difesa degli interessi della nostra Regione».