L’invasione del crack e le difficoltà di Sert e comunità «Liste d’attesa e pochi operatori, ma la politica tace»

«Negli ultimi 25 anni, non avevamo mai avuto una lista d’attesa così lunga». Un dato allarmante messo in luce da Giuseppe Fusari, responsabile della comunità terapeutica Sentiero speranza dell’associazione Cenacolo Cristo Re di Biancavilla dove «al momento, ci sono 15 persone che aspettano di potere entrare». Una situazione che è lo specchio di quanto sta avvenendo nei Sert (servizi per le tossicodipendenze) e nei Serd (servizi per le dipendenze patologiche) siciliani. A lanciare l’allarme è stata la federazione regionale del coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza: «L’impoverimento degli organici sta raggiungendo punte di drammaticità» perché il personale che va in pensione non viene sostituito e chi resta deve fare i conti con una realtà che aumenta di complessità. «Tutto ciò – aggiunge Annamaria Garufi, la presidente regionale del Cnca – accade nel silenzio della politica regionale». 

Una realtà che conosce bene Placido La Rosa che, per trent’anni, ha lavorato nei Sert (prima a Caltagirone e poi a Gela) e che da un anno è in pensione ma continua a impegnarsi come membro del comitato scientifico della società italiana tossicodipendenze (Sitd). «Con il depauperamento dei servizi, che fanno parte dei Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr), è difficile riuscire dare risposte concrete», spiega La Rosa a MeridioNews. Per rispondere ai problemi multifunzionali delle tossicodipendenze negli anni Novanta nascono i Sert con un’équipe multidisciplinare formata da medici, psicologici, assistenti sociali, pedagogisti ed educatori. «Non sempre, però – lamenta La Rosa – nelle strutture siciliane la presenza di tutte queste figure viene rispettata». In Sicilia ci sono Sert in cui si è passati da 13 a cinque operatori. Eppure, con il passare degli anni, le dipendenze con e senza sostanza sono diventate un fenomeno di massa. «Percepirle come una cosa normale, però, ha portato alla loro sottovalutazione», aggiunge. 

E, invece, le dipendenze patologiche si sono modificate e allargate. «Negli ultimi due o tre anni – spiega Fusari – c’è stata l’invasione del crack, la cocaina da fumare consumata soprattutto tra i più giovani perché accessibile anche a prezzi bassi. E restano poi i fiumi di cocaina ed eroina con costi che sono scesi e modalità di spaccio nuove che ne facilitano il reperimento». Basta pensare agli ordini gestiti al telefono e per messaggi e alle dosi consegnate direttamente a domicilio. «In molti casi – racconta La Rosa – ci si trova di fronte a consumatori multipli: c’è chi fa uso di diverse droghe contemporaneamente, chi ne sostituisce una con un’altra o anche con l’alcol e chi ha dipendenze da sostanze ma anche comportamentali». Le cosiddette dipendenze senza sostanze: internet, shopping compulsivo e soprattutto gioco d’azzardo patologico. «A questo – continua La Rosa – si aggiungono anche i pazienti che alle dipendenze sommano i disturbi psichiatrici. E, in questo caso, in Sicilia non c’è modo di dare assistenza perché non esistono comunità terapeutiche per le doppie diagnosi». 


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