Lino Leanza-Firrarello-Sammartino: la lunga, oscura e tormentata ‘alleanza-faida’ catanese

IL ‘BUBBONE’, CHE FORSE COVAVA DA TEMPO, E’ ESPLOSO IERI CON LA NOMINE DI DUE ASSESSORI DELL’UDC. SCELTA CHE HA PENALIZZATO UNA PARTE DI ARTICOLO 4. CHE ADESSO MINACCIA UNA SCISSIONE. I RETROSCENA DI UNA STORIA CHE INIZIA ALLE ELEZIONI REGIONALI DEL 2012, PROSEGUE CON L’OPERAZIONE HUMANITAS E ARRIVA FINO ALLA GIUNTA CROCETTA TER

Le notizie politiche, stamattina, sono tante. La più importante, ovviamente, è la nascita del terzo Governo regionale di Rosario Crocetta (il terzo in due anni di legislatura). La seconda notizia è che domani la maggioranza dell’Ars che sostiene questo terzo Governo Crocetta dovrà difendere il presidente dalla mozione di sfiducia presentata da Movimento 5 Selle e centrodestra. Ma ci sono altre notizie non meno importanti, dall’approvazione, ieri sera, da parte dell’Ars, della discutibile legge regionale che sancisce lo scippo del fondo di rotazione Crias di 20 milioni di euro per pagare i forestali (ne parliamo tra un po’ in altra parte del giornale) alla scissione che pare si stia consumando dentro Articolo 4, il Movimento politico che fa capo all’onorevole Lino Leanza.

La polemica – e la possibile scissione – nasce dalla richiesta di un secondo assessorato da parte di un gruppo di quattro-cinque deputati di Articolo 4. Richiesta politicamente motivata dal fatto che questo Movimento politico conta su 11 parlamentari.

Crocetta – con l’avallo di Lino Leanza o per metterlo in difficoltà? – ha invece assegnato un solo assessorato ad Articolo 4 e ha confermato due assessorati all’Udc, che si ritrova sovradimensionato, considerato che questa forza politica esprime anche la presidenza dell’Ars: presidenza del Parlamento siciliano che, nel bilanciamento di potere, da sempre, viene assimilata al peso politico di due assessorati (uno di caratura alta e il secondo di caratura media).

In pratica, l’Udc si ritrova con quattro caselle, tre in più di Articolo 4. Perché? Secondo alcuni osservatori, con questa mossa Crocetta avrebbe voluto creare problemi a Lino Leanza. Secondo altri osservatori, il governatore della Sicilia e il leader dell’Udc dell’Isola, Giampiero D’Alia, devono ‘garantire’ l’accordo sottobanco con almeno una parte del Nuovo centrodestra democratico di Angelino Alfano (il senatore Pino Firrarello, Giuseppe Castiglione e il capogruppo all’Ars, Nino D’Asero, sono sempre stati  vicini – e sempre sottobanco – al Governo Crocetta: ma adesso, con la nuova Giunta, il numero di parlamentari di questo schieramento vicini al Governo potrebbe essere aumentato: potenza delle poltrone…).

Il problema è che quest’operazione politica e parlamentare (e naturalmente di potere, a quanto pare tutta catanese: catanesi sono Firrarello, Castiglione e D’Asero, catanese è Lino Leanza, catanese è il parlamentare di Sala d’Ercole di Articolo 4, Luca Sammartino, che guida la rivolta) penalizza una parte importante di Articolo 4.

Tutto questo succede a un giorno dalla mozione di censura al governatore Crocetta presentata dai grillini e dal centrodestra.

Ricordiamo che, sulla carta, i deputati che hanno firmato la mozione di cesura sono 40. Se Luca Sammartino riuscirà a portarsi dietro altri cinque parlamentari, sempre sulla carta, la mozione potrebbe essere votata da 46 deputati: i voti che occorrerebbero per mandare a casa Crocetta e l’Ars.

L’ipotesi sembra da fantapolitica. Questo perché, se è vero che mezzo gruppo parlamentare di Articolo 4 è in subbuglio, è anche vero che tra i 40 firmatari della mozione di sfiducia a Crocetta ci sono anche i deputati del Nuovo centrodestra democratico vicini al Governo. Questi ultimi, è noto, sono abilissimi a stare con un ‘una scarpa dentro due piedi’.

In ogni caso – se la protesta di Sammartino e degli altri deputati non dovesse rientrare – la mozione di sfiducia a Crocetta, che l’Aula deve discutere e votare domani, potrebbe essere l’occasione per capire qualcosa in più di una vicenda politica avvolta ancora da molte ombre e da poche luci.

Non è chiaro se Lino Leanza stia subendo le nomine di Crocetta nella nuova Giunta (ma in questo, forse, avrebbe potuto fare di più, anche sul piano mediatico). O se, invece, tutto questo faccia parte di un gioco più ampio dove gli alfaniani del Nuovo centrodestra democratico mantengono un ruolo ambiguo: al Governo a Roma con il PD, all’opposizione in Sicilia (o quasi) contro il PD.

Il dato politico certo, visibile, è che la polemica politica che sta esplodendo in queste ore dentro Articolo 4 ha epicentro nella provincia catanese, dove è andato in scena un lungo commissariamento della sanità pubblica.  E dove, dopo la vicenda di due dirigenti di questo settore tenuti a ‘bagnomaria’ per quasi due mesi e poi ‘silurati’ (ci riferiamo a Franco Cantaro e ad Angelo Pellicanò), sono stati nominati i vertici della stessa sanità etnea non senza tanti ‘mal di pancia’.

Di certo, in questa ‘inturciuniuata’ storia politica etnea – ribadiamo: per molti versi ancora oscura – iniziata alle elezioni regionali del 2012, con una parte del centrodestra catanese che ‘impiombava’, nel segreto dell’urna, Nello Musumeci per votare Rosario Crocetta, i conti politici (e forse non solo politici) non tornano più.

Come dimenticare la vicenda Humanitas, una storia che alla comunità di Catania e dintorni, a causa di una gestione strana e poco ‘trasparente’, è costata un mancato investimento di circa 100 milioni di euro?


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