Lingue ed Amnesty contro le violazioni

Sabato 4 dicembre alle ore 10 presso l’ex Monastero dei Benedettini, si è svolto il seminario sul tema “Violazione dei diritti umani nel nuovo millennio”, organizzato dalla facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania con Amnesty International.

“Scopo di questa giornata di lavoro è far conoscere ciò che Amnesty porta avanti da anni con sacrificio ed entusiasmo”. Apre con queste parole il Magnifico Rettore dell’Università di Catania, Latteri, rivolgendosi al pubblico presente, formato prevalentemente dagli studenti delle scuole superiori  di Catania. Mancavano invece le  autorità locali preposte al sociale.

Ad introdurre i lavori ed i rispettivi relatori sono stati la prof.ssa Annamaria Belfiore, responsabile del Gruppo Italia 72 di Amnesty International, e il preside della Facoltà di Lingue, prof. Antonio Pioletti.
La prof. A. Belfiore rileva la scelta del  4 dicembre perché prossimo al 10, giorno in cui è stato stipulato il Documento dei diritti umani. Il Gruppo Italia 72 , nato nel 1984 a Catania, ha voluto cercare i suoi concittadini, i suoi giovani perché fosse fruttuoso quest’incontro. Questi diritti tanto proclamati sono violati in più parti e in vari modi; pensiamo per esempio ai bambini del quartiere di S. Cristoforo. Amnesty nasce da un’idea, quella dell’articolo 18, e ricollegandosi al pensiero di Ghandi, “l’indifferenza è una delle peggiori forme di violenza”, promuove l’indignazione e, da  questa, l’azione costante ed operativa.

Il preside A. Pioletti continua affermando che la Facoltà di Lingue opera direttamente sui temi della pace e della non violenza, facendosi promotrice a Catania della “Convenzione per la pace”. “Finalità della convenzione è quella di documentare  sulla situazione del mondo e soprattutto su Catania,  per evitare che si dia a questi temi lo spazio di un mattino e poi basta!”.

Continua puntando l’attenzione su un tema cruciale: definizione dei diritti e metodi per garantirli e rapporto complementare tra diritti e pace. Si domanda inoltre “perché nell’età dei diritti assistiamo ad una concentrazione della violazione dei diritti stessi?” .La risposta è che, probabilmente, la proclamazione dei diritti è fonte di guerra, ed esempio ne è quella “preventiva”.

Termina il suo intervento con un richiamo a F. De Gregori con “La storia siamo noi” incitando alla pratica della solidarietà, e con un richiamo letterario “La vita  e il tempo di Michael K” di J.M.Coetzee come metafora della speranza che deve essere costruita quotidianamente.

Tra le riprese  di emittenti televisive locali, i tentativi di fotografare da parte di un’altra  e tra il vocio di studenti un po’ allibiti, ecco che inizia il suo intervento, dal titolo “Abusi e violazioni dei diritti umani”, Marco Bertotto, presidente della sezione nazionale di Amnesty. Inizia con parole secche “Siamo in guerra! Una guerra che ha l’obiettivo di distruggere i valori globali. Le vittime sono migliaia di persone innocenti;vittime di un paradigma centrale che contrappongono sicurezza e guerra. Dopo il disastro dell’11 settembre si è rimessa in discussione la questione se la tortura può essere lecita o no.

Poi c’è stato il caso delle torture praticate nel carcere iracheno di Abu Ghraìb. L’intenzione del premier Berlusconi di chiedere al presidente Bush  pene esemplari per i responsabili  di tali torture è stata apprezzabile, ma tale richiesta avrebbe più forza se provenisse dal Governo di un paese le cui leggi prevedono punizioni severe per gli atti di tortura. Questo paese non è certo l’Italia, giacché a sedici anni di distanza dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, non ha ancora adeguato le leggi introducendo il reato di tortura. Quando si era arrivati vicino a farlo,lo sforzo è stato compromesso dall’approvazione di un emendamento, quello sulla “reiterazione”, assolutamente inaccettabile. In 150 paesi  è praticata la  tortura!

L’11 settembre ha aperto delle riflessioni ma allo stesso tempo è stata una manna per trovare degli alibi, una scusa per rivestire di antiterrorismo alcune forme di repressione”. Bertotto continua affermando che esiste un’ipocrisia di fondo, ovvero che i paesi del nord dell’Europa esportano armi ai paesi  in cui loro stessi danno lezioni di democrazia. Questa ipocrisia ha però mille facce, e un esempio ne è il Tribunale Penale internazionale. 10 anni fa nessuno immaginava che Pinochet potesse essere condannato per due crimini. Segue la relazione di Carlo Bracci, presidente dell’associazione di volontari “Medici contro la tortura”.

Si è partiti dalla definizione di tortura come sofferenza inflitta deliberatamente in qualsiasi forma a una persona . I torturatori? Agenti della polizia, dell’esercito, dei servizi segreti, di gruppi paramilitari, uomini comuni. Nella tortura c’è un processo di disumanizzazione del nemico che non ha più diritti umani. Questo meccanismo lo portiamo tutti: è l’intolleranza! Fra le attività svolte da Bracci c’è l’aspetto dell’educazione alla tolleranza, alla solidarietà e sviluppo critico.
L’associazione opera fin dagli anni ’80,  e alla fine del 2003 i rifugiati visitati sono stati 12.386, pari al 0,56% degli stranieri soggiornanti in Italia.

Le persone sono esaminate da una commissione che ha sede a Roma. L’associazione ha il duro compito di certificare l’entità della tortura fisica o psichica, poiché è difficile instaurare un rapporto di intima fiducia fra le parti.
La seconda parte dei lavori  si è aperta nel pomeriggio con gli interventi del prof. S. Amato, docente di filosofia del diritto dell’Ateneo catanese, e del prof. T.Rafaraci, docente di diritto processuale penale della facoltà di Giurisprudenza.

Si è discusso di punibilità ed impunibilità, ovvero come gli organi giuristi tendono a fare della classificazione di fenomeni facendoli rientrare in una o in altra categoria a seconda che le circostanze richiedano una punizione esemplare o un tacito assenso. Così come nel caso dei prigionieri talebani ed iracheni, i giuristi americani si sono posti la domanda: “come devono essere considerati?”; ed ecco da dove nasce la categoria dei “combattenti illegali”.
In seguito è stata data una breve biografia della genesi del Tribunale Penale Internazionale, che nasce con lo scopo di giudicare i crimini contro la pace e l’umanità.

La difficoltà nasce tuttavia quando si deve definire il concetto universale di crimine.
Bertotto, in conclusione, pur sottolineando il poco potere attuale del Tribunale, auspica che il suo sviluppo possa essere tale da divenire un ottimo deterrente, affinché possa servire da monito per tutte quelle azioni condotte dai vari governi che mirano alla violazione dei diritti imprescindibili dell’uomo.

Riportiamo delle segnalazioni venute fuori nell’arco del seminario:
Giorno 13 dicembre ore 20, presso il cine Ariston, proiezione di “Effetti Collaterali”. Documentario sui profughi Afghani. Ingresso libero.
Giorno 20 dicembre ore 20, presso il cine Ariston, proiezione di “Felice Lavagna”.Documentario sul popolo Curdo. Ingresso libero

Per ulteriori informazioni:
www.amnesty.it
e-mail gruppo italia 072 di Catania  gr072@amnesty.it


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