Linguaglossa, il punto verso le amministrative I potenziali candidati non escono allo scoperto

Su una cosa sono tutti d’accordo: a Linguaglossa una campagna elettorale così «anomala» nessuno se la ricorda. A circa un mese dalla presentazione delle liste nessuno dei possibili candidati a sindaco ha aperto in pubblico la propria campagna elettorale e gran parte delle attività restano confinata a contesti privati. La scena politica locale continua invece a essere occupata dal vero e proprio conflitto di posizione che coinvolge i tre nomi ad oggi più quotatiSalvatore Comodo, Luca Stagnitta e Salvatore Puglisi – e gli altri attori. Platea che va dall’area del sindaco uscente Rosa Maria Vecchio al comitato civico Sviluppo e legalità, soggetti che, senza esprimere candidature, seguono interessati le manovre sui diversi fronti. L’ultimo colpo a sorpresa è stato il messaggio che, affidato a Whatsapp pochi giorni fa, è subito rimbalzato su tutti i telefoni: «Devo prendere atto che le istanze dei nostri concittadini, soprattutto per l’eccessiva frammentazione del quadro politico, non possono essere assecondate – si leggeva – Da qui la decisione di declinare l’invito a candidarmi». Firmato: Luca Stagnitta. L’avvocato, sconfitto nel 2012 per una manciata di voti da Vecchio, avrebbe così mollato la corsa per evitare di diventare «ulteriore elemento di frammentazione in una comunità già troppo dilaniata da egoismi e personalismi» e dove sarebbe difficile «praticare la ricerca dell’unità».

La mossa arriva a non molta distanza da una cena fra i tre contendenti, tutti provenienti dal mondo del vecchio centrodestra e tutti aperti, sulla carta, a ricompattarsi dietro la suggestione di una candidatura condivisa sempre però finora naufragata fra i veti incrociati e, da ultimo, per la chiara volontà di Salvatore Comodo di non mettere in discussione la propria «discesa in campo». L’imprenditore infatti tira dritto in barba alle voci di presunte difficoltà nell’assemblaggio di una lista competitiva, mentre tuttavia su dettagli programmatici e nomi non trapela alcunché. Ha tirato dritto, pur con altro stile, anche Salvatore Puglisi: nel suo comitato si è tenuta una partecipata settimana di incontri tematici, con l’obiettivo di «scrivere il programma assieme ad associazioni, categorie e cittadini». Proposte raccolte in una Carta di Linguaglossa che presto dovrebbe essere presentata in pubblico. Attorno al 37enne geometra stanno convergendo attenzioni sempre più estese, fra cui anche buona parte dei consiglieri che hanno messo in minoranza l’amministrazione uscente, fra cui Francesco Malfitana al fianco dell’alleato Claudio Guzzetta, in aula rappresentato dal fratello Aldo. Stagnitta, figlio dell’ex sindaco centrista Felice, si è intanto ritirato, e chissà che ciò non dipani la matassa e causi l’accelerazione tanto attesa.

Lo zoccolo duro intorno alla sindaca Vecchio, nel frattempo, non avrebbe ancora abbandonato l’idea di progetto autonomo che rimetta assieme i cocci del centrosinistra locale. Eppure le ipotesi del civatiano Domenico Grasso e dell’ex parlamentare Salvatore Raiti faticano nettamente ad aggregare consensi, anche per i dubbi sul valore politico dell’eredità del decennio amministrativo che si chiuderà a giugno. Un periodo che, soprattutto negli ultimi anni, ha scavato un solco quasi incolmabile fra queste forze ed il Comitato Sviluppo e legalità, incarnato in aula dal consigliere ex Pd Salvatore Rinaldi. Fino all’ultimo gli attivisti tenteranno di trovare un accordo per «evitare dispersioni», sempre senza fare sconti sulla battaglia per la liberalizzazione dei trasporti turistici sull’Etna, ma anche senza smettere di accarezzare la suggestione di un proprio candidato sindaco, per scombinare gli equilibri sull’onda del richiamo ad una «radicale discontinuità» rispetto ai protagonisti di lungo corso della politica di Linguaglossa. Lo spettro, per tutti, rimane uno: che in un Comune con circa 3800 votanti alle ultime Amministrative possano presentarsi quattro o addirittura cinque liste a sostegno dei relativi aspiranti sindaci. Facendo sì che sia proprio la frammentazione, un pericolo secondo tutti i vari protagonisti di questa «strana» campagna elettorale, a decidere il futuro primo cittadino. 


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