Librino, tentativo di scasso al centro Talità Kum I volontari: «Le nostre porte rimangono aperte»

Qualcuno ha cercato di scassinare il Talità Kum, il centro per minori di Librino che offre servizi gratuiti a bambini che vengono da situazioni di svantaggio socio-economico e culturale. È questa la notizia che da ieri circola sui social network, rimbalzata da associazioni e cittadini, e che dopo l’incendio alla club house dei Briganti rugby di Librino torna a scuotere le coscienze dei catanesi. «Sicuramente non ha niente a che vedere con il segnale intimidatorio ai danni dei Briganti, è semplicemente un gesto vile nei confronti di chi si impegna ogni giorno dando il proprio contributo per migliorare il territorio», commenta Giuliana Gianino, responsabile dell’associazione onlus che undici anni fa ha aperto il centro per minori grazie alla Caritas diocesana di Catania e che si sostiene grazie a fondazioni private e volontariato.

«Ce ne siamo accorti alle 15 di ieri (lunedì 19 febbraio, ndr) ma sicuramente è avvenuto durante la notte e non è la prima volta che ci provano – racconta la volontaria. Sono cose che a noi ogni tanto capitano e abbiamo deciso di pubblicare un annuncio sulla nostra pagina Facebook perché, ipotizzando che siano persone del quartiere, vogliamo comunicare direttamente con loro e far sapere che le nostre porte sono sempre aperte». «Perché rubare ai bambini?», chiedono nel post ai possibili colpevoli i volontari, che ogni giorno sono impegnati nel rione con l’asilo e con il dopo scuola, che prevede attività di sostegno scolastico, laboratori sportivi e attività ricreative come danza, informatica, pittura e yoga. E che ricordano come i pochi oggetti presenti all’interno della struttura – da quaderni alle penne, dai giocattoli ai palloni e alle caramelle – appartengano a bambini, ragazzi e mamme di Librino.

«Non so cosa cercano qua dentro – aggiunge Gianino – soldi non ne teniamo e di valore ci sono soltanto un computer che funziona male e una fotocopiatrice che nessuno riuscirebbe a rivendere». In sostanza, è più il danno del tentativo di rompere la serratura che il bottino da conquistare. E i soldi per ripararla vengono sottratti alla casa destinata a gite, servizi e momenti di animazione per tutto il quartiere. «Non abbiamo idea di chi possa essere stato, sicuramente non una madre o un padre dei bambini che frequentano il nostro centro, perché qui siamo stati sempre ben accolti. Probabilmente qualcuno che non ha ancora capito, dopo undici anni, come coltivare e valorizzare le risorse attorno a sé».


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