Il 29 agosto del 1991, a palermo, la mafia ammazzava l'imprenditore libero grassi. Un delitto 'ordinario', per gli uomini di cosa nostra. Libero grassi, con una naturalezza che i mafiosi non riuscivano a capire, si rifiutava il pagare il 'pizzo'. In una sicilia dove la mafia imperava, in una città - palermo - che era (e resta) una delle capitali della mafia del mondo, il coraggio civile di questo imprenditore era un 'affronto' troppo grande.
Libero Grassi, un eroe del nostro tempo
Il 29 agosto del 1991, a Palermo, la mafia ammazzava l’imprenditore Libero Grassi. Un delitto ‘ordinario’, per gli uomini di Cosa nostra. Libero Grassi, con una naturalezza che i mafiosi non riuscivano a capire, si rifiutava il pagare il ‘pizzo’. In una Sicilia dove la mafia imperava, in una città – Palermo – che era (e resta) una delle capitali della mafia del mondo, il coraggio civile di questo imprenditore era un ‘affronto’ troppo grande.
Cos’è cambiato, da allora ad oggi, in Sicilia? Cos’è cambiato a Palermo? Dire che tutto è rimasto come prima sarebbe ingeneroso. Dire che la mafia è stata sconfitta sarebbe un tragico errore.
I cambiamenti ci sono stati. In positivo. Le associazioni antiracket si sono diffuse in tutta l’Isola. Tanti imprenditori, oggi, denunciano gli estortori. Esperienze come quelle di Addiopizzo sono importantissime. Se questo avviene, ebbene, lo dobbiamo anche a Libero Grassi, un uomo Libero di nome e di fatto, che ha pagato con la vita la sua voglia di libertà.
Dal 1991 ad oggi la mafia ha subito colpi durissimi. Ma non è stata sconfitta. Anzi. Accanto a una mentalità mafiosa – o meglio, a una sottocultura mafiosa – c’è ancora un’organizzazione che non è stata smantellata. Una mafia che, a differenza del passato, agisce nell’ombra.
La storia della mafia insegna che non bisogna mai abbassare la guardia. E che non si deve mai perdere il filo invisibile che lega passato, presente e futuro di questa organizzazione criminale.
Oggi ricordiamo il sacrificio dii Libero Grassi. Che quest’anno coincide con il tentativo – da parte dell’attuale classe politica – di nascondere quello che è avvenuto nel nostro Paese tra il 1991 e il 1994. Parliamo – è inutile girarci attorno – della trattativa, o se si preferisce, delle trattative tra Stato e mafia.
C’è chi vorrebbe a tutti i costi sminuire la portata dell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. Noi non siamo tra questi. Noi, al contrario, siamo convinti che uno dei motivi per i quali l’Italia rimane un Paese ‘sbagliato’ va ricercato nel fatto che, dall’1 maggio 1947 – giorno della Strage di Portella delle Ginestre – ad oggi troppe verità scomode sono rimaste nascoste.
Tutto questo spiega il perché ancora oggi, nel nostro Paese, un groviglio inestricabile avvolge politica, economia e criminalità organizzata. E’ una tendenza che va invertita: bisogna invece fare luce sui fatti avvenuti in Italia – e soprattutto in Sicilia – tra il 1991 e il 1994. Per poi provare a spiegare altri fatti criminali rimasti nell’ombra negli anni passati. Insomma: fare chiarezza sulle ombre del passato per guardare con serenità al presente e al futuro.
Sotto questo profilo, vorremmo spendere qualche parola sulle nostre istituzioni parlamentari. Alcune delle verità sui rapporti tra mafia, Stato, poteri occulti, massoneria sono custoditi negli atti delle commissioni parlamentari d’inchiesta. A cominciare dalla prima commissione d’inchiesta sulla mafia, quella che iniziò a lavorare nel 1962 per concludere con tre relazioni (una di maggioranza e due di minoranza) nel 1976.
Oggi sarebbe interessante rileggere quelle relazioni. Atti che spiegherebbero almeno alcuni dei misteri del nostro Paese.
Detto questo, concludiamo le nostre riflessioni ricordando Libero Grassi: ricordando a tutti – anche ai vertici delle istituzioni del nostro Paese – che il modo migliore per ricordare i tanti eroi morti nella lotta alla mafia (e Libero Grassi è tra questi) non è quello di nascondere le verità scomode nel nome della ragion di Stato. Al contrario, bisogna fare luce su questi fatti nel nome dello Stato di diritto.
Foto tratta da liberainformazione.org