Il monopolio dellinformazione a Catania e il lavoro delle testate locali al centro del secondo incontro Cronache di uomini liberi a Scienze Politiche. Tra i temi del dibattito la necessità di fare rete. Ma non mancano polemiche e accuse- Discutiamo di libertà
Liberi tutti (ciascuno a modo suo)
«A Catania le cose si fanno solo a tavolino, in un ambiente dove l’istituzione manca totalmente e gli imprenditori hanno la possibilità di fare qualunque cosa, anche dirigere un giornale senza scriverci mai». Così Antonio Condorelli, giornalista e collaboratore del programma Rai Report, apre il suo lungo intervento durante l’incontro tenutosi giovedì 15 aprile, presso l’aula magna della facoltà di Scienze Politiche. Una riflessione sull’informazione a Catania, città divisa tra il monopolio de La Sicilia di Mario Ciancio, e il lavoro dei piccoli ma attivi mezzi di comunicazione presenti sul territorio. Questo il tema del secondo appuntamento con “Cronache di uomini liberi”, assemblee organizzate dal collettivo della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania.
«A Catania capita che un giovane comandante della guardia di Finanza porti come raccomandazione gli articoli che il giornale cittadino scrive su di lui per ogni minima azione che fa», continua Condorelli soffermandosi poi sulle diverse mancanze dell’amministrazione pubblica in termini di gestione economica della città. Ai graffianti commenti di Condorelli, spesso interrotti dagli applausi dei numerosi studenti in sala, risponde Pinella Leocata, giornalista de La Sicilia: «Non mi identifico con il mio gruppo editoriale. Sono sempre stata una giornalista vicina alle posizioni sindacali e mi sono sempre occupata di questo». Al centro del suo intervento, viene proiettata una breve testimonianza video, andata in onda su Annozero, in cui un giornalista di Telecolor racconta del suo licenziamento in tronco, motivato con presunti problemi economici del gruppo editoriale.
«In quei giorni l’atmosfera era molto pesante e io stessa proposi ai miei colleghi, durante una concitata riunione di redazione, di proclamare lo sciopero a sostegno delle persone che avevano perso il posto. Ci fu una grande maggioranza di no. Purtroppo successivamente questi colleghi licenziati, per diffidenza verso l’Ordine, rifiutarono di procedere con la loro lotta e persero la causa anche in sede giudiziaria», aggiunge ancora Pinella Leocata. «La cosa grave di questa faccenda è la presunzione di fare giornalismo senza i giornalisti. Se una volta un giornalista viene licenziato dal suo editore, in Sicilia non ha quasi nessuna speranza di trovare un altro posto. È costretto a cercare fortuna in altre regioni, presso altri editori lontani dalla realtà siciliana», conclude.
Ospite all’assemblea anche il direttore di Telejato di Partinico, Pino Maniaci, che apre una parentesi sulla situazione odierna «dove non c’è spazio per i pesci piccoli», dice. «O sei uno squalo oppure non hai scampo. Credo che l’informazione siciliana, se non cambiano i vertici, abbia bisogno di regole proprie».
Presenti anche numerose realtà di giornali e web magazine, tra cui l’Isola Possibile rappresentata da Renato Camarda, UCuntu da Giuseppe Scatà e Step1, per il quale è intervenuto Francesco Currò. È su queste realtà che verte la seconda parte dell’incontro. Con una parte del dibattito concentrata proprio su Step1, di cui Scatà mette sotto accusa l’ultima home page: «Reputo vergognosa la scelta di mettere in prima pagina la vittoria al Concorso “Eretici digitali” di Perugia da parte di Step1. Credo che sarebbe più giusto fare rete tra le varie testate minori e sostenere il progetto “Lavori in corso”». Francesco Currò ricorda che Step1 ha un metodo di lavoro specifico e diverso da quello di altre testate. «Siamo in primo luogo un progetto didattico e intendiamo mantenere questa caratteristica. Proprio la dimensione didattica ci ha permesso di vincere il concorso del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia e questo ci dà molta soddisfazione».
E sulla nostra testata si concentra anche Francesco Marino, studente della facoltà di Farmacia, che afferma: «Step1, pur essendo uno dei media dell’Ateneo, non parla abbastanza delle difficoltà che caratterizzano le diverse facoltà. Perché nessuno di voi ha posto delle domande al Rettore nell’incontro della settimana scorsa? Dovrebbe concentrarsi di più sulle reali problematiche dell’Università, producendo inchieste che mettano in luce gli sprechi dell’Ateneo». Un intervento che induce alcuni dei presenti a mettere in discussione la stessa indipendenza dell’informazione universitaria; indipendenza sulla quale, mesi addietro, proprio Step1 aveva sviluppato un dibattito per chiarire la differenza tra giornalismo universitario e comunicazione istituzionale d’Ateneo. «Ovviamente non esiste nessun sistema di potere che controlla Step1 – precisa Currò – sebbene il rapporto con l’università possa presentare e abbia presentato difficoltà di altro tipo». È proprio da questo dibattito, del resto, che è scaturita la decisione di costituire Upress. «Un progetto – ha detto ancora Currò – nato proprio per garantire alla stampa universitaria la massima indipendenza e libertà d’espressione».