Dopo un lungo e travagliato iter le Province sono andate in soffitta, sostituite dai nuovi enti di varia vasta. Che differenze ci sono? Di cosa si occuperanno e che fine farà il personale? Ecco un quadro di quello che attende i siciliani
Liberi consorzi e città metropolitane Cosa cambia in Sicilia dopo il sì alla riforma
Un parto lungo e travagliato con grandi aspettative affidate ad una transizione che comporterà comunque un periodo di rodaggio. Alla base della nuova legge che manda in soffitto le vecchie province, l’obiettivo dichiarato rimane quello di non duplicare funzioni con Comuni e Regione e di rappresentare al massimo i singoli territori. Più che una rivoluzione è un tentativo forte e deciso di rimodulare gli enti di area vasta risparmiando sulla governance. Con l’articolo 1 si istituiscono i Liberi consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani, e le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Ai Liberi consorzi e alle Città metropolitane viene data facoltà di elaborare i rispettivi statuti.
Il presidente del Libero consorzio comunale è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali in carica. Ad eleggere il presidente della Città metropolitana procedono i sindaci ed i consiglieri comunali, nonché i presidenti dei consigli circoscrizionali. Il Libero consorzio comunale si andrà ad occupare, oltre che delle funzioni delle ex Province, anche dei servizi sociali e culturali, di sviluppo economico, di organizzazione e sviluppo turistico. La Città metropolitana sarà chiamata invece a gestire le stesse funzioni ed anche l’aggiornamento del territorio, la pianificazione territoriale generale ed urbanistica, il coordinamento dei servizi pubblici locali del territorio, viabilità e mobilità, sostegno ai consorzi universitari.
Rosario Crocetta, che in questo senso ha voluto tracciare un preciso indirizzo, ha accelerato molto sul fatto che i Comuni possano essere in grado di svolgere alcune competenze attribuite alle ex Province. Tornano e ritornano, rimbalzando da un trasferimento all’altro, le funzioni delle ex Province in materia di servizi culturali, tutela dell’ambiente, aziende turistiche, mentre i nuovi organi provvederanno alla definizione degli indirizzi generali dell’urbanistica.
Dopo la grande paura dei mesi scorsi, scongiurati anche i pericoli che riguardano il personale. Viene istituito un Osservatorio regionale con compiti di ricognizione delle entrate e delle spese al fine di una ricollocazione delle risorse finanziarie e di quelle umane. Viene messo in sicurezza tutto il personale delle ex Province compresi i precari per i quali viene estesa l’erogazione del contributo regionale al 100 per cento già previsto nell’ultima Finanziaria per i Comuni in dissesto. L’Osservatorio sarà istituito entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge e a sua volta avrà ulteriori 90 giorni per stabilire i criteri con cui i nuovi enti procederanno a rivedere le piante organiche sulla base delle funzioni attribuite. Intanto il personale già in servizio continuerà ad essere utilizzato presso gli enti di area vasta.
Nell’arco di tre mesi dall’entrata in vigore della legge, i Liberi consorzi e le Città metropolitane dovranno inviare all’assessorato regionale Autonomie locali una ricognizione di tutti gli enti, agenzie, organismi comunque denominati, da loro partecipati, controllati e vigilati. Ciò al fine di razionalizzare la materia assorbendo eventuali sprechi e duplicazioni.