Leto furioso, espulsione e sconfitta A Terni il Catania si fa male da solo

Se fossi un tifoso della Ternana, stasera, sarei un uomo felice. In primo luogo, perché mi troverei con una bella vittoria da festeggiare, quella per uno a zero contro il Catania. Una vittoria interna, ma non per questo meno speciale: perché questo risultato, a Terni, non arrivava addirittura dallo scorso mese di maggio. Sarei felice anche per un altro motivo: comincerei ad avere eccellenti ragioni per credere che il dio del calcio, la capricciosa entità che sovrintende alle imprevedibili rotazioni del pallone, abbia preso a tifare per la mia squadra. E che abbia deciso di proteggerla con un espediente formidabile: una sistematica persecuzione contro gli attaccanti avversari, attuata facendo loro perdere il senno.

È già successo sette giorni fa sul campo di Perugia, dove si giocava il derby dell’Umbria. La squadra di casa era appena andata in vantaggio con un gol del giovane attaccante Diego Falcinelli. Il quale, per esprimere la sua gioia, aveva avuto la bella pensata di arrampicarsi sulla rete di recinzione dello stadio, quasi tuffandosi a pesce nella curva dei propri sostenitori. Un eccesso di entusiasmo che gli è costato direttamente il cartellino rosso. E che ha lasciato il Perugia con un uomo in meno, consentendo alla Ternana di acciuffare un insperato pareggio.

È risuccesso oggi, nella partita che opponeva la Ternana ai rossazzurri. E c’è andato di mezzo, stavolta, Sebastián Leto. Un giocatore che nelle ultime settimane ci aveva quasi illuso d’aver messo finalmente la testa a posto. E che invece quest’oggi ha rimediato la più citrulla delle espulsioni, lasciando la squadra con un uomo in meno, nel momento in cui poteva anche vincere la partita. Con la conseguenza che, quattro minuti dopo, abbiamo prevedibilmente preso gol, e quindi abbiamo regolarmente perso.

Cosa ha fatto di preciso quel longammàtula di Leto? Ma niente: dopo che l’arbitro aveva fischiato un calcio di punizione – a suo favore, mica contro di lui – è andato a dirgliene quattro in faccia, a muso duro. L’arbitro lo ha ammonito. E il furbastro di Leto, anziché starsene zitto e tornare a giocare, ha continuato a sbraitare sul muso del direttore di gara. Meritandosi subito il cartellino rosso.

Io Falcinelli, in fondo, lo capisco. È un ragazzo giovane. È nativo di Perugia, naturalmente tifoso della squadra per cui gioca. Aveva appena segnato nella partita dei suoi sogni, e ha solo ecceduto nel festeggiare quel gol. Non poteva aspettarsi, peraltro, che l’arbitro decidesse addirittura di buttarlo fuori. Gli si può rimproverare un po’ di ingenuità, ma nulla di più. A Perugia, certo, ci saranno rimasti male. Ma non credo che tarderanno a perdonarlo.

Non capisco invece Leto. Che aveva appena ottenuto un calcio di punizione. Che non mi pare si sia infuocato per eccesso d’amore verso la propria squadra, ma tutt’al più per un malinteso, nevrotico, narcistitico amor proprio. Che stava godendo di un sostanzioso anticipo di fiducia da parte del pubblico rossazzurro, disposto ad applaudirlo a scena aperta dopo le prime due-tre partite decenti giocate con la nostra maglia, dimenticando le paturnie con cui ci ha afflitto per un anno e passa. Il tutto per ricevere, come ricompensa, quest’altra sua bravata.

Non riesco proprio a immaginare cosa debba fare adesso, Leto, per farsi di nuovo perdonare. Per convincere il pubblico che merita ancora fiducia. Per cancellare la convinzione che questo giocatore sappia far male al Catania molto più di quanto ne faccia ai difensori avversari.

Anch’io se tornassi indietro, dopo quel che ho visto oggi pomeriggio, non so se applaudirei di nuovo Leto. Dovrei anzi trattenermi, molto a fatica, dall’istinto di fischiarlo. E probabilmente ci riuscirei pure, a non fischiarlo: ma soltanto per l’incontrovertibile ragione che io, in vita mia, non ho mai saputo fischiare. Al massimo, mettendo a dura prova il mio autocontrollo, potrei forse restare indifferente, disinteressarmi del tutto di lui. E sarebbe una gran cosa, questa; quantomeno per la mia salute.

Ecco: dovrei cercare di disinteressarmi di Leto. Di non illudermi che un giorno, nonostante tutto, possa farci ricredere e diventare, imprevedibilmente, una nostra bandiera. Di non restarci male tutte le volte che, come stasera, mi sento tradito da lui. 

A questo, forse, potrei anche arrivarci. Ma soltanto se fossi un tifoso della Ternana.


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