Il passo indietro è ufficiale. Alla base della decisione «la stanchezza fisica» dovuta alle difficoltà negli spostamenti dopo il cedimento del pilone lungo l'A19. Nulla a che vedere con tensioni dentro la Giunta. Con Crocetta «ottimi rapporti» assicura. E punta il dito contro lo strumento del voto segreto all'Ars: «È dannosissimo, così la Sicilia non decolla»
Leotta lascia la Giunta: «Dimissioni irrevocabili» «La riforma delle Province? Un’occasione perduta»
Non c’è pace per l’assessorato alla Funzione pubblica della Regione siciliana. Dopo Marcella Castronovo, la dirigente di Palazzo Chigi che lo scorso gennaio ha rassegnato le dimissioni, questa volta tocca a Ettore Leotta. Il magistrato del Tribunale amministrativo regionale della Sicilia e della Calabria in pensione lascia. E questa volta la notizia, che nei giorni scorsi era circolata nei corridoi di Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni, è ufficiale. «Dimissioni irrevocabili» dice a MeridioNews. Perché già una volta il governatore Rosario Crocetta lo aveva dissuaso. Il passo indietro sembrava scongiurato fino alla lettera di dimissioni di oggi, consegnata e protocollata.
Alla base della decisione, spiega il diretto interessato, ci sarebbe «la stanchezza fisica». Colpa del crollo del pilone sulla A19. «Viaggiare da Siracusa è diventato faticoso e complicato, ho una certa età e usare mezzi pubblici o l’auto privata alla lunga si è rivelato pesante». Insomma «problemi logistici e personali» assicura l’ormai ex assessore in quota Udc. Nulla a che vedere con tensioni dentro la Giunta e meno che mai nei rapporti con Crocetta, che restano «ottimi» e improntati al «reciproco rispetto e alla massima lealtà».
Leotta lascia alla vigilia dell’approdo all’Ars della tormentata riforma delle Province. All’Arena di Giletti Crocetta aveva consegnato la sua rivoluzione. Abolizione delle province. Prima che nel resto di Italia. Ma non sono bastati ventiquattro mesi per mettere a segno il colpo. L’Assemblea regionale siciliana lo scorso aprile, con voto segreto, ha approvato l’emendamento del Movimento Cinque Stelle, che prevedeva la soppressione dell’articolo 1 del ddl per l’abolizione degli enti intermedi, facendo cadere l’impalcatura della legge. Legge impallinata dai parlamentari, ci tiene a precisare Leotta, per il quale lo stop alla riforma costituisce un «rammarico». Ma «la colpa non è del Governo», che anzi in prima commissione aveva fatto «un ottimo lavoro». Insomma, una «buona legge» stoppata dai «veti incrociati» dell’Ars. «Già a marzo – attacca Leotta – avremmo potuto avere il testo, invece in Aula c’è stato chi voleva la proliferazione dei pani e dei pesci, non comprendendo lo sforzo del Governo: portare a termine una riforma che ben si accordasse con i tempi difficili che viviamo. Gli enti intermedi – spiega – hanno un senso se riescono ad erogare i servizi ai cittadini, non certo per fregiarsi di titoli ed incarichi».
L’ex magistrato non nasconde l’amarezza. «È stata un’occasione mancata e a un passo dal 31 luglio, quando scadranno i commissari nominati dal Governo, ci troviamo con un pugno di mosche». Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, nei giorni scorsi, ha rassicurato sindacati e lavoratori scesi in piazza a Palermo per protestare contro i tagli del Governo nazionale e per chiedere all’Esecutivo Crocetta e ai parlamentari «un’assunzione di responsabilità». A rischio ci sono 6mila dipendenti in tutta l’Isola. «Entro il 30 giugno la riforma sarà in Aula» ha ribadito il numero uno di Sala d’Ercole, ma l’ex assessore Leotta non sembra ottimista.
«Ci sono tante anime all’Ars, sarà una corsa ad ostacoli, da siciliano mi auguro che possa vedere presto la luce». Ma resta, per lui, un errore di metodo. «Non condivido il tour de force, le maratone notturne per approvare leggi importanti dalla finanziaria alla riforma della province, per le quali, al contrario, servirebbero riflessioni e tempi adeguati». Insomma, l’errore è il continuo «rinvio delle soluzioni» ai problemi, che invece dovrebbero essere «affrontati per tempo».
Da Leotta arriva anche una critica al voto segreto, «uno strumento dannosissimo che impedisce alla Regione di decollare. In Aula c’è tanta gente in gamba, belle menti che quando entrano a Sala d’Ercole subiscono una metamorfosi». Una soluzione, per l’ex assessore, potrebbe essere lo stop alle riprese televisive delle sedute. «Probabilmente – dice – senza questo strumento, i deputati avrebbero un tono più misurato e sarebbero più autentici, pensando meno alla propria immagine pubblica e più ai problemi della collettività».
Della sua esperienza nella Giunta Crocetta il tecnico prestato alla politica non rinnega nulla. «Non sono pentito – ammette -, anzi ho risolto un po’ di problemi amministrativi, come il riscatto e il ricongiungimento dei diritti previdenziali dei dipendenti regionali. Una vicenda che si trascinava da 13 anni».
Al suo successore assicura «massima collaborazione per assicurare la continuità di governo». A succedergli secondo i rumor potrebbe essere Giovanni Pistorio, leader dell’Udc in Sicilia e che finora ha ricoperto anche l’incarico di capo della segreteria particolare di Leotta. Dalla sua il vantaggio di aver seguito dall’inizio il complicatissimo affaire province.