Con l'articolo 7 delle terza, raffazzonata manovra finanziaria, l'esecutivo taglia 6,5 milioni di euro all'ars. Sono tagli che il personale dell'assemblea ha programmato. Che bisogno c'e' di inserirli in un disegno di legge? per continuare a creare tensioni a sala d'ercole?
L’ennesima provocazione del Governo Crocetta al Parlamento siciliano
CON L’ARTICOLO 7 DELLE TERZA, RAFFAZZONATA MANOVRA FINANZIARIA, L’ESECUTIVO TAGLIA 6,5 MILIONI DI EURO ALL’ARS. SONO TAGLI CHE IL PERSONALE DELL’ASSEMBLEA HA PROGRAMMATO. CHE BISOGNO C’E’ DI INSERIRLI IN UN DISEGNO DI LEGGE? PER CONTINUARE A CREARE TENSIONI A SALA D’ERCOLE?
Ieri sera il Governo regionale ha depositato all’Ars il testo della terza manovra finanziaria. In attesa di verificarne attentamente i contenuti per illustrarli ai nostri lettori, segnaliamo un passaggio che ci lascia un po’ perplessi: l’articolo 7, ovvero la “riduzione dei costi dell’Assemblea regionale siciliana”.
Non sappiamo chi ha scritto questo articolo, ma chi l’l’ha scritto è persona che punta a giocare allo sfascio delle istituzioni autonomiste.
In questo articolo leggiamo che, a partire “dal primo agosto di quest’anno l’Assemblea regionale siciliana concorre agli obiettivi di risanamento della finanza pubblica”. Già è singolare che un argomento che riguarda la vita del Parlamento siciliano venga affrontato in una legge di variazioni di Bilancio, perché, in genere, si interviene con la legge di Bilancio!
Ma andiamo avanti. Nel provvedimento si parla di riduzione della spesa “di natura amministrativa e per il personale”. Di fatto, è inutile che ci giriamo attorno, è un disegno di legge messo a punto dal Governo regionale contro il personale che presta servizio all’Ars: ed è semplicemente incredibile che, alla redazione di un provvedimento che punta a colpire il personale del Parlamento dell’Isola, abbiano contribuito i dirigenti dell’Ars che, invece di lavorare per l’Amministrazione continuano a lavorare per l’attuale Governo!
Il taglio di risorse, da agosto a dicembre di quest’anno, è pari a 6,5 milioni di euro. E di 15 milioni di euro all’anno per gli anni successivi. La cosa strana è che, nello stesso articolo del disegno di legge, c’è scritto che i tagli saranno “autonomamente deliberati con le modalità previste dal proprio regolamento interno”.
Infatti, la riduzione delle indennità del personale del Parlamento dell’Isola è oggetto di una trattativa in corso tra il sindacato dei consiglieri parlamentari e il Consiglio di presidenza dell’Ars, così come previsto dalla legge. E’ già stato raggiunto un accordo sulla riduzione delle indennità che deve essere ratificato nei prossimi giorni. C’era tutto questo impellente bisogno di mettere per iscritto, in una legge di variazioni di Bilancio, il taglio al personale dell’Ars?
E poi perché questi toni beffardi: il taglio di 6,5 milioni di euro e la precisazione che tali tagli verranno “autonomamente deliberati con le modalità previste dal proprio regolamento interno”? Se c’è già una trattativa in corso, le somme risparmiate sarebbero state utilizzate il prossimo anno. Perché introdurre un tetto? Per condizionare la trattativa in corso tra Consiglio di presidenza dell’Ars? Per aumentare le tensioni?
La verità è che è in atto una strategia per stressare il Parlamento siciliano. Una strategia portata avanti da un Governo regionale privo di credibilità politica, privo di maggioranza a Sala d’Ercole e non in grado di affrontare i problemi interni alla propria maggioranza – o presunta tale – e i problemi legati a un’Aula dove lo stesso Governo mostra solo incapacità, pressappochismo e dilettantismo.
Questi personaggi che compongono il ‘cerchio magico’ del governatore Crocetta – che adesso vanno pure a pontificare negli incontri pubblici – sono dei dilettanti allo sbaraglio con un complesso di inferiorità grande quanto una casa.
Sono arrivati a Palazzo d’Orleans con le raccomandazioni, con il ‘lecchinaggio’ e via continuando con mezzucci che ricordano tanto certe pagine del Rinascimento. Non hanno mai superato un concorso pubblico. Qualcuno è stato ‘stabilizzato’ Dio sa come e, da quando sono nel ‘Palazzo’ come componenti del ‘cerchio magico’, non hanno fatto altro che fare incetta di incarichi, anche in deroga a recenti Decreti nazionali che si applicano anche in Sicilia. E a gettare veleno sul Parlamento siciliano perché invidiosi.
Questo assurdo articolo 7 di questa terza legge finanziaria è, con molta probabilità, farina del loro sacco. E’ un articolo di legge scorretto. Il ‘cerchio magico’ e Crocetta sanno che è irricevibilile e che verrà ‘bocciato’. E loro, una volta che verrà ‘bocciato’, proveranno a farlo passare come l’atteggiamento del Parlamento siciliano che boccia i tagli proposti del Governo. Cosa non vera, perché i dipendenti dell’Ars hanno già accettato i tagli.
Si tratta di una scorrettezza istituzionale con la quale un Governo regionale screditato cerca di accreditarsi con la ‘pancia’ del popolo siciliano. Gettando veleno sul Parlamento dell’Isola e indebolendo le istituzioni autonomiste.
Tra l’altro, non possiamo non notare il particolare, tutt’altro che secondario, di un ‘cerchio magico’ che, avendo fatto incetta di incarichi, anche lucrosi (in alcuni casi illegittimi: si pensi al Decreto n. 39 del 2013 sull’inconferibilità degli incarichi praticamente ignorato), fa la ‘morale’ di dirigenti dell’Ars che, alla fine, sono vincitori di un concorso pubblico.
E’ la solita provocazione che punta a tenere sotto stress il Parlamento dell’Isola, nell’illusoria speranza che, creando tensioni su tensioni, il Governo regionale si riaccrediti agli occhi dei siciliani. E magari, rimescolando le carte, trovi maggiore credito in un’Aula che cambierà i connotati di una terza manovra finanziaria confusa e pasticciona.
Con molta probabilità, anche le ‘voci’ di dimissioni del segretario generale dell’Ars, Sebastiano Di Bella, rientrano in questa strategia per mandare in continua fibrillazione il Parlamento dell’Isola. Un conto, infatti, sono le dimissioni del segretario generale, ‘voce’ che qualcuno, ieri, ha messo in giro. Altra e ben diversa cosa è il pensionamento.
Provocazioni a ripetizione, tensioni, ‘voci’ incontrollate’ propalate ad arte: la verità è che i parlamentari dell’Ars dovrebbero vagliare attentamente l’ipotesi di mandare a casa un Governo che non vuole più nessuno.