Al Festival di Perugia, a margine dell’incontro La radio, la mamma di tutte le “all news”, abbiamo intervistato Antonio Preziosi direttore di Radio Uno e dei giornali Radio Rai. Una breve conversazione che parte dal tema delle radio universitarie, verso le quali la Rai ha spesso manifestato la propria attenzione.
Negli ultimi anni le radio universitarie si sono affermate come validi laboratori per gli studenti. Non crede che possano rappresentare un’importante serbatoio di collaboratori e corrispondenti anche per una realtà come quella di Radio Rai?
«E’ assolutamente vero. Le radio universitarie sono un patrimonio del paese, degli atenei, degli studenti e quindi anche un nostro patrimonio. In Rai c’è Alma Grandin, che conduce News Generation, che è già in contatto con le radio universitarie. Stiamo studiando la possibilità di creare sinergie con le radio universitarie. Sentiamoci per creare sinergie».
Nell’ottobre del 2008 durante le manifestazioni nelle università italiane le radio universitarie sono riuscite, facendo rete, a raccontare la proteste di tutte le piazze italiane con la formula di “tutto il calcio minuto per minuto” che è diventato “tutte le piazze minuto per minuto”. Non crede che questo esempio mostri la forza di queste realtà?
«Questo è la dimostrazione dell’estrema agilità dello strumento radiofonico. Il fatto che voi abbiate mutuato l’esperienza di“tutto il calcio minuto per minuto”mi riempie di orgoglio, anche perché Radio Rai ha inventato 50 anni fa le “all news” proprio con la formula di questo programma. La vostra velocità, la vostra capacità di adattarsi il territorio è sicuramente un valore aggiunto di cui noi abbiamo molto bisogno».
Si sente di dare, ai tanti studenti e appassionati di radio, qualche consiglio per diventare dei buoni giornalisti?
«Lavorare tanto, lavorare bene, essere equilibrati, non farsi sedurre dalle sirene della politica e mantenere linearità e coerenza. Sono sicuro che sono queste le cose che premiano, sono certo che la professionalità sia la cosa migliore».
Ha affermato che Radio Rai Uno è oggi l’unica radio libera. Non crede che siano le radio universitarie ad essere le reali emittenti accessibili e libere?
«No, quando io dico che Radio Uno è la vera radio libera lo dico perché penso che è quella che garantisce il servizio qualitativamente migliore grazie alla sua grande capacità organizzativa. Non solo nel corso degli anni Radio Uno è diventata molto più accessibile, grazie alle telefonate, gli sms, Internet e a tutti gli altri strumenti moderni. In questo senso, dopo l’esperienza degli anni settanta in cui le radio libere erano le altre, Radio Uno oggi è la vera radio libera».
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