Nel bel mezzo dell’emergenza a Messina, con la città rimasta a bocca asciutta, il sindaco Renato Accorinti parlò di utilizzare l’acqua del mare, procedendo ai processi di desalinizzazione o dissalazione, e i risolini si sprecarono. Parole della disperazione vennero ritenute da chi probabilmente non si poneva neanche lontanamente il pensiero di prendere in considerazione quest’ipotesi. Chi invece la ritiene plausibile, anche se dopo una serie di specifiche e oggettive valutazioni, è Giuseppe Taverna, dirigente del dipartimento Acqua e rifiuti della Regione siciliana che in materia ha acquisito negli anni una notevole esperienza di settore: «Per città come Messina si dovrebbe valutare con attenzione attraverso una specifica analisi dei costi, in particolare andrebbe considerato il costo del trasporto dall’invaso a Messina, ma una cosa è certa: non bisogna guardare con sufficienza a queste ipotesi di lavoro, in molte parti d’Europa intere metropoli sono all’avanguardia».
A incidere ancora una volta sono i costi di manutenzione: sobbarcarsi il rischio di condotte lunghe anche decine di chilometri o affrontare la desalinizzazione con costi tutto sommato relativi e sostenibili? È il caso ad esempio di Londra dove la società spagnola Acciona dissala l’acqua risparmiando sui costi di trasporto da una parte all’altra della città. A oggi l’approvvigionamento delle isole minori siciliane ha ancora un prezzo elevato da pagare. Il costo all’anno fino a poco tempo fa era di 80 milioni di euro di cui 35 milioni sostenuti dal governo nazionale. «Oggi con gli impianti di desalinizzazione complessivamente abbiamo avuto una riduzione di nove milioni di euro. Converrebbe – prosegue Taverna – affidarsi a gare per singoli servizi dal momento che adesso i desalinizzatori non richiedono grandi infrastrutture. Mediamente siamo arrivati a tre euro e cinquanta a metro cubo d’acqua». Il costo della dissalazione diminuisce in funzione della quantità: in isole come Lipari o Pantelleria il costo è minore, a Filicudi e Alicudi avrà un costo più alto per il minore numero della popolazione.
Gli impianti lavorano a gennaio per 50 persone e nella stagione estiva per tremila persone. In ogni caso il costo anche più alto che ci possa essere, rimane sempre più basso di quello sostenuto dalle navi che portano l’acqua nelle isole, 14 euro a metro cubo. Da qui una soluzione al vaglio del dipartimento sarebbe quella di dissalare a bordo delle navi con piccoli impianti, il costo sarebbe di sette euro a metro cubo. Fino a ora in Sicilia la situazione è la seguente: l’impianto di Trapani è stato chiuso lo scorso anno, solo per l’alimentazione a gas costava 30 milioni di euro l’anno; su Gela si è arrivati a un accordo per il pagamento di alcuni debiti antecedenti al 2011, con una transazione per cento milioni di euro; a Lipari con il nuovo impianto ad osmosi inversa si è passati da un costo di 7,50 a un euro e 70 a litro, arrivando a un risparmio complessivo generale sui costi compreso tra i sette e gli otto milioni all’anno.
Tutte le isole minori, a causa del particolare clima e della geologia dei suoli, sono prive di risorse potabili proprie e naturali. La Regione Siciliana è proprietaria delle aree e in alcuni casi degli impianti di dissalazione dell’acqua di mare nelle isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Ustica e Lipari e Vulcano, quest’ultimo in avanzato stato di realizzazione. Quelli di Lampedusa, Linosa, Pantelleria e Ustica sono stati recentemente affidati con contratti decennali ai nuovi gestori attraverso il sistema dell’offerta economicamente vantaggiosa, che hanno ammodernato gli impianti sostituendoli con moduli a osmosi inversa. I nuovi contratti hanno portato economie per la Regione Siciliana pari a 6,2 milioni di euro. Insomma i passi avanti, specialmente per quanto riguarda le tariffe sono stati fatti, ma rimane, indefinita, la sensazione che il raccordo tra governo nazionale e governo regionale sulla materia sia del tutto assente e che l’esecutivo guidato dal governatore siciliano non abbia ancora chiarito come intende intervenire sulla materia.
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