Legge 194, un diritto sempre in discussione Meno di un medico su sette non è obiettore

Da 37 anni legge ma sempre più diritto negato. L’applicazione della legge 194, quella sull’interruzione di gravidanza, si scontra spesso con un altro diritto, quello dell’obiezione di coscienza previsto entro i limiti dalla stessa legge. Al centro, la salute e la libertà della donna che finiscono per non essere rispettate. Palermo non si distingue da quello che è il trend della Sicilia e di tutto il Mezzogiorno: l’isola, secondo la relazione 2015 del ministero della Salute, sfiora l’88 per cento di obiezioni di coscienzaNel capoluogo, nelle unità pubbliche di ginecologia e ostetricia che siamo riusciti a contattare, a non essere obiettori sono solo cinque medici su più di trenta in organico.

Guardando nel dettaglio, i dati – dove si riesce a reperirli – descrivono una situazione ormai tacitamente accettata, ma che non può non destare attenzione. Al Policlinico di Palermo nel 2015 sono state 99 le interruzioni di gravidanza. Su 17 medici, 14 sono obiettori. Sulla scia, anche i numeri degli anestesisti (cinque su sette) e del personale paramedico (28 su 38). Una tendenza, quella del reparto di ostetricia e ginecologia dell’azienda universitaria, peraltro già rilevata anche nel 2013 e nel 2014.

Guardando agli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello nel 2015 si sono registrati 272 casi di Ivg chirurgica e 169 farmacologica. Si sono registrati 70 casi, ma comunque entro la 22esima settimana, per gravi malformazioni fetali o gravi motivi di salute per la madre che mettano in pericolo la sua vita. Su 20 medici dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia soltanto in due -tra cui il responsabile, Federico Sajevagarantiscono il servizio. Nessuna interruzione volontaria di gravidanza, se non per gravi motivi di pericolo per la vita della donna, all’ospedale Buccheri La Ferla gestito dall’ordine religioso del Fatebenefratelli, struttura a totale obiezione di coscienza. Nessun dato aggiornato, nonostante i ripetuti tentativi per entrarne in possesso, sulle percentuali di obiettori nel reparto dell’ospedale Civico del capoluogo.

Stessa situazione negli altri nosocomi. Nei presidi sotto la gestione dell’Asp di Palermo, le interruzioni di gravidanza praticate nel 2015 sono state 508 così suddivise: 259 nell’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia Sottana, 164 all’ospedale Ingrassia, 63 all’ospedale Cimino di Termini Imerese, 22 in quello di Partinico e nessuna presso l’Ospedale dei Bianchi di Corleone. Un dibattito, quello attorno alla vicenda degli obiettori, che riaccende il faro sullo stato di attenzione alla salute della donna in città ma anche in provincia. 

Per avere una visione ampia sia sul fronte medico che amministrativo abbiamo sentito Antonella Monastra, consigliera comunale e ginecologa nel consultorio di via Pietratagliata. «L’obiezione di coscienza in queste percentuali così alte determina un disagio per le donne, soprattutto nei periodi dell’anno come estate e periodi festivi – sottolinea -. Ci sono poi problemi e carenze che non riguardano direttamente la legge 194, ma sono comunque importanti». Si investe sempre meno in termini di prevenzione e cultura della contraccezione, strumenti che a monte potrebbero garantire un minor ricorso all’aborto. 

«Alcune cose, anche se in ritardo, stanno funzionando bene. Come la prevenzione del cervico carcinoma – continua Monastra –. Ma va detto che tutta una serie di cose nei consultori non sono più garantite. Prima avevamo i test di gravidanza, fornivamo le spirali e così via». Tra le priorità, c’è poi il rapporto tra consultori e ospedali «per stabilire un percorso virtuoso con servizi funzionanti e consultori disseminati sul territorio». Uno ogni 25mila abitati, come previsto per legge. «Palermo è in ritardo su diversi fronti – conclude la consigliera – e molte cose sono state tolte anche nel silenzio delle donne».


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