Dopo 20 giorni dall'espulsione, il deputato regionale rompe il silenzio e punta il dito contro il luogotenente di Matteo Salvini in Sicilia. «Anche per rilasciare un'intervista devi essere autorizzato, altrimenti ti buttano fuori», dichiara
Lega, j’accuse di Rizzotto contro Candiani e Gelarda «Cacciato? Me ne sono andato io, non c’è democrazia»
L’addio alla Lega? È arrivato con un telegramma. Nell’era degli smartphone e dell’informazione minuto per minuto, il deputato regionale Tony Rizzotto – eletto all’Assemblea nelle liste del movimento Noi con Salvini alle Regionali del 2017, e che di recente ha aderito al gruppo Ora Sicilia – ha spiegato soltanto questa mattina le ragioni dell’addio al Carroccio, «pur condividendo la linea politica di Matteo Salvini».
Rizzotto era stato espulso dalla Lega nel momento in cui il commissario regionale Stefano Candiani era venuto a conoscenza del passaggio al gruppo politico fondato da Luigi Genovese. Il luogotenente di Salvini nell’Isola aveva definito il deputato regionale «politicamente inconcludente e inaffidabile». Un giudizio severissimo, rispetto al quale in molti avevano previsto una reazione pressoché immediata, ma che al contrario ha tardato oltre 20 giorni a essere espressa.
Così in una calda mattina di fine luglio, Rizzotto torna a dire la sua, ammettendo che «con Salvini non era facile sentirsi al telefono e per comunicargli la mia decisione di lasciare la Lega gli ho inviato un telegramma». Secondo Rizzotto, dentro il Carroccio non ci sarebbe democrazia interna, «anche per rilasciare un’intervista – ha raccontato – devi essere autorizzato, altrimenti ti buttano fuori. La mia è stata una scelta obbligata, sono stato isolato all’interno del partito: in 20 mesi non sono stato ricevuto neppure da un sottosegretario».
Rizzotto si era avvicinato alla Lega quando il partito in Sicilia pesava per meno del 2 per cento dei consensi, coinvolto nel progetto politico da Angelo Attaguile e Carmelo Lo Monte, quella «vecchia guardia» che il deputato accusa essere stata fatta fuori «per fare spazio a nuovi esponenti, alcuni dei quali provenienti dal M5s». Il riferimento, per nulla velato, è a Igor Gelarda, coordinatore del movimento politico per la Sicilia occidentale, con il quale i dissapori in passato sono stati numerosi, anche alle scorse elezioni europee, quando Rizzotto ha sostenuto la candidatura di Attaguile, a danno proprio di Gelarda. Una scelta politica che sin dalla campagna elettorale per il rinnovo del parlamento di Bruxelles ha accomunato il percorso di Rizzotto a quello di Luigi Genovese, per via appunto della lunga amicizia comune con Attaguile.
«Ho continuato a lavorare – ha proseguito il deputato regionale – per il partito sperando che la situazione cambiasse, ma sono stato escluso, isolato, e poi accusato di disinteresse. Ho deciso di andarmene, nessuno mi ha cacciato. Lo dico per chiarezza nei confronti del mio elettorato. Il commissario Candiani sostiene di avermi cacciato per l’adesione a Ora Sicilia, ma la mia decisione di lasciare la Lega era precedente, avevo anche fatto un comunicato stampa».
Certo, agli ex colleghi di partito, in qualche modo Rizzotto serve un assist notevole: se l’accusa infatti era stata quella di essere confluito in un «gruppo di transfughi», Rizzotto ammette di aver aderito alla Lega un mese prima delle Regionali del 2017: «Avevo immaginato – ha aggiunto – che la Lega avrebbe preso un bel po’ di voti, diciamo che ho avuto un’intuizione strategica. Adesso voglio riprendere un percorso politico autonomista, ma la mia stima personale nei confronti di Salvini e Giorgetti resta immutata».