«Da oggi non faccio più parte della Lega, mi sono dimesso da ogni incarico che ancora detenevo dentro il partito». L’attesa di un chiarimento, dopo la cacciata dai gruppi whatsapp del carroccio seguita a una nota critica nei confronti del direttivo regionale, non c’è mai stata. Igor Gelarda fa le valigie e lascia quello che per quattro anni è stato il suo partito. Per lui si aprono le porte di Sicilia Vera, il movimento di quel Cateno De Luca con cui lo stesso Gelarda aveva «preso un caffè» all’indomani del suo comunicato tanto poco gradito al coordinatore leghista Nino Minardo.
«Sono molte le ragioni che mi hanno spinto a questa scelta sofferta – dice Gelarda – Quel progetto della Lega siciliana che mirava al federalismo e all’autonomia della Sicilia non esiste più. Non c’è più nessuna attenzione verso le famiglie e i bisogni della gente. E soprattutto il progetto di Matteo Salvini sarebbe dovuto essere in totale rottura con il vecchio modo di fare politica in Sicilia. Mentre non è accaduto: Io non ho nulla da condividere con la attuale classe dirigente della Lega siciliana, il mio modo di pensare e di fare politica è distante anni luce dal loro».
«Lascio non perché cerco poltrone – continua il capogruppo uscente della Lega al consiglio comunale di Palermo – al contrario in qualità di ex capogruppo e soprattutto di primo dei non eletti alle europee del 2019, mi è stato più volte garantito che sarei stato candidato alle prossime elezioni nazionali. Ma non mi interessa un collegio sicuro, non mi interessano le poltrone, se poi non riesco a essere utile alla mia comunità. Ho deciso perciò di aderire al progetto di Cateno De Luca sindaco di Sicilia, perché è l’unico che dice le cose in faccia, che ha coraggio, che non accetta compromessi, come me. L’unico che può cambiare la storia di questa terra». Ma Gelarda non è l’unico a lasciare.
Di stamattina è anche la notizia di altre tre importanti defezioni per il partito di Matteo Salvini, che perde in un colpo solo i commissari cittadini di Monreale, Misilmeri e Cerda. Si tratta di Giuseppe Romanotto, candidato sindaco di Monreale con la Lega con il 13 per cento di preferenze, Giusto Lo Franco e Salvatore Cappadonia, che hanno spiegato le proprie in una nota che ricalca nei concetti e persino nelle parole quella di Gelarda. «È fallito il tentativo di creare una classe dirigente nuova radicata nel territorio – dicono – i cittadini se ne sono accorti perché abbiamo imbarcato di tutto, e la Lega in Sicilia ha perso di credibilità nei confronti degli elettori». E concludono promettendo nuove dimissioni nei prossimi giorni.
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