In queste ore ci si interroga sulla commissione dei garanti del centrosinistra, che si sarebbe riunita per esaminare il ricorso presentato da Rita Borsellino. Il ricorso è stato depositato dopo il risultato delle elezioni primarie di domenica scorsa vinte da Fabrizio Ferrandelli, appoggiato dal presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, dalla parte del Pd che fa capo ad Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, dai Poli civici e, forse, come ha dichiarato al nostro giornale qualche giorno fa un altro candidato a sindaco di Palermo, limprenditore Tommaso Dragotto, anche da pezzi di Grande Sud, il partito che fa capo a Gianfranco Miccichè.
Rita Borsellino non ha presentato ricorso perché ai gazebo del centrosinistra si sarebbero presentate persone che nulla hanno a che vedere con lo stesso centrosinistra (nessuno può impedire a un cittadino munito di tessera elettorale e di documento di identità di votare per le primarie), ma perché sarebbero state ravvisate irregolarità nel corso delle votazioni. Su un fatto avvenuto in un gazebo nel quartiere Zen – peraltro documentato dal nostro giornale – la magistratura ha aperto uninchiesta. Che ha già due indagati.
Su tale inchiesta il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, ha rilasciato la seguente dichiarazione che il nostro giornale ha già riportato: Il reato che contestiamo in questo momento ai due indagati è quello previsto dal Dpr numero 570 del 16 maggio 1960 ed è quello legato a chi fa incetta di certificati elettorali in relazione a elezioni comunali. Qualcuno – ha precisato sempre Messineo- sostiene che le primarie non siano elezioni vere e proprie. Dal nostro punto di vista, e questo sarà chiarito eventualmente nelle sedi opportune, le primarie sono comunque preliminari e preparatorie ad elezioni che come in questo caso sono state già fissate. Attraverso questo voto si disegna comunque il contesto delle elezioni che avverranno e per me il nesso causale tra primarie ed elezioni comunali è chiaro.
Nutriamo grande rispetto per i componenti della commissione dei garanti della quale fanno parte il magistrato Peppino Di Lello e i docenti universitari Antonio Scaglione e il Giuseppe Verde. Ma riteniamo che il pronunciamento di tale commissione, in presenza di unindagine della magistratura – con due soggetti indagati e il reato già individuato dallo stesso capo della Procura – sia fuori luogo. I tre garanti – il giudice Di Lello e i professori Scaglione e Verde ne converranno – non possono certo anticipare il giudizio della magistratura. In presenza di uninchiesta penale in corso i garanti farebbero bene ad attendere, per poi magari adeguarsi, al pronunciamento dei magistrati.
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