Sento di prendere posizione a difesa della categoria dei mariti. Perché, da quando sono state messe in circolo le parole che Roberto Benigni ha dedicato a sua moglie, gli unici uomini che le hanno ricondivise, fidatevi sulla parola, sono quelli che volevano attraccare sulla propria bacheca. Tutti gli altri ce la siamo fatta alla larga. E questo, fino a quando ci siamo sentiti dire: – «Hai sentito la dedica che Roberto Benigni ha fatto a sua moglie?», con un successivo silenzio di sottofondo, che in realtà sapeva chiaramente di paragone al ribasso. «Lui è romantico e – qua dovevamo arrivare – tu no. Tu no». Ora, siccome l’errore più fastidioso è quello di giudicare le parole credibili, non per i loro contenuti, ma in funzione di chi le pronuncia, uno stesso concetto ha prodotto conati di vomito o traumi auricolari a seconda se Roberto Benigni, di suo, sta o meno sul cazzo al commentatore. Per non correre questo rischio, propongo allora di analizzare quelle parole in maniera neutrale e a mente fredda, togliendole dalla bocca di Roberto Benigni. Scelgo due frasi, su tutte. Le altre sono di una banalità devastante.
La prima: «La prima volta che t’ho conosciuta, ho pensato che nostro Signore avesse voluto adornare il cielo di un altro sole». La seconda: «Io conosco una sola maniera per misurare il tempo: con te e senza di te».
Partiamo dalla prima. Immaginate adesso che vi arrivi su Facebook una richiesta di amicizia di uno sconosciuto e che questo vi scriva:
– «Ciao» – «Ciao, ci conosciamo?» – «Perché no, dai, conosciamoci» – «No, dico, ci siamo conosciuti da qualche parte?» – «No, ma ti ho vista l’altra sera e “ho pensato che nostro Signore avesse voluto adornare il cielo di un altro sole”».
Ora, se giudicate romantica questa frase in bocca a Benigni, dovete farlo anche in bocca al novello decamerone di San Giovanni Galermo. Invece, di fronte a questa frase, parente di «tuo padre è un ladro perché ha rubato due stelle dal cielo», cambia l’oggetto, ma l’universo è lo stesso, la vostra mano esce dal telefonino e lo unchia di coppa.
Passiamo alla seconda. Tralasciamo che – non lo sapevo – è copiata da Borges. La verità è solo questa: qua, tutti misuriamo il tempo con o senza di voi. Ma solo perché ci pare poco quello senza di voi.
Anche a Benigni, fidatevi. Se c’è un uomo che la pensa diversamente, e non perché vuole attraccare sulla mia bacheca, fatemelo conoscere. Non c’è niente di offensivo. Non caricate gli insulti. Dico anche io una cosa ovvia. L’amore non si misura con la quantità, ma con la qualità. L’amore non ha la partita Iva. Allora, se uno, ad esempio, dopo ventitré anni di matrimonio, il giorno del suo anniversario, se ne va a giocare a pallone, quindi sottrae tempo a sua moglie, può dirsi che non è amore il suo? Quantitativamente no, forse. Ma qualitativamente, sì, dico io. Anche il suo è amore. Solo che a pallone doveva andarci a giocare anche il giorno del suo matrimonio.
Taggo mia moglie, m, per dimostrare che ho i pantaloni.
E in tutto questo, anche se ve ne state fregando letteralmente, io ho scritto un libro dal titolo: La gente non stanno bene.
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