Antonino Lollo dell'Atletica Bergamo 1959 Oriocenter, residente in Lombardia ma originario del Messinese, domenica scorsa ha conquistato il titolo italiano a Reggio Emilia. Nella vita di tutti i giorni è un agente della questura
Le origini siciliane del poliziotto campione di maratona «Ho fame di successi, sogno ancora la maglia azzurra»
C’è un ponte, che unisce idealmente Bergamo e la Sicilia, colorato di verde, bianco e rosso. Il trait d’union è il titolo di campione italiano assoluto di maratona conquistato domenica scorsa a Reggio Emilia da Antonino Lollo, di professione poliziotto e residente da diversi anni in Lombardia anche se originario di San Salvatore di Fitalia, comune in provincia di Messina. Che attraverso le parole piene di orgoglio e di soddisfazione da parte del sindaco Giuseppe Pizzolante ha celebrato il successo ottenuto da questo figlio della sua terra. Un’altra perla da aggiungere a una collana costruita finora con sudore e spirito di sacrificio, i marchi di fabbrica del 31enne tesserato dell’Atletica Bergamo 1959 Oriocenter proiettato ora verso nuovi orizzonti di gloria: «Il titolo conquistato a Reggio Emilia, che ho festeggiato al traguardo con lacrime di commozione, mi ripaga dei tanti sacrifici e degli sforzi compiuti per arrivare fino a questo punto – ha sottolineato a MeridioNews l’atleta siciliano che vive a Clusone in Alta Val Seriana e che domenica scorsa ha lasciato il segno con il tempo di 2h16’22’’ arrendendosi solo al kenyano Kibet Edwin Kiptoo – Il mio dna siciliano tra i segreti della vittoria? Devo ammettere che, durante la corsa, stringere i denti e non accontentarsi è un quid che può fare la differenza e che è riconducibile al legame con la mia terra, la Sicilia. Che da certi punti di vista non offre tanto ma che in altri ambiti, come il ciclismo con Nibali o in questo caso l’atletica, può regalare delle soddisfazioni».
E l’exploit in terra emiliana in concomitanza con il suo terzo gettone di presenza in una maratona fa ancora più notizia se si tiene conto del fatto che Lollo, agente alla questura di Bergamo, ha scoperto solo in corsa di essere un maratoneta e di avere la stoffa del vincente. Arrivato alle soglie del professionismo in qualità di ciclista, il neo-campione italiano di maratona ha capito che la sua dimensione ideale è l’atletica: «Dai 12 ai 25 anni ero con la bici, poi nel 2015 ho cambiato indirizzo essenzialmente per due motivi, perché avevo bisogno della competitività e quindi delle gare e anche per ragioni di tempo legate, dato che nel frattempo mi sono arruolato nell’Esercito, ai miei impegni professionali. Ho iniziato a praticare l’atletica e in questo contesto ho avuto la fortuna di incrociare il mio attuale allenatore Saro Naso, tecnico di Sant’Agata di Militello. Figura che, soprattutto per me che venivo da un contesto amatoriale, rappresenta un punto di riferimento. Lui mi guida e mi dà i consigli giusti anche in termini di gestione delle forze nell’impostazione degli allenamenti e nella fase di preparazione alle corse».
Ed è stato il suo allenatore a dirgli che, a prescindere dal ritmo di gara, in questo suo percorso di crescita scandito anche da rinunce e oggettive difficoltà nel conciliare sport e lavoro avrebbe potuto fare comunque ottime cose essendoci nel suo caso «sia testa che cuore». Un mix che lo ha messo nelle condizioni di esordire ‘con il botto’ in maratona a Pisa nel 2017 vincendo con quello che prima di domenica era il suo personal best (2h 24’ 18’’) e che, di recente, gli ha consentito di fare progressi anche nella mezza maratona come dimostrano i piazzamenti nella Roma-Ostia (a ottobre in 1h04’22’’) e Italiani di Roma, il crono (29’39’’) nella 10 chilometri di Forlì o il quarto posto assoluto nella mezza di Padenghe sul Garda in una vera e propria classica della specialità.
Testa e cuore sono anche le chiavi attraverso le quali può aprire il cassetto dei sogni: «La stanchezza c’è ma sto bene fisicamente e mentalmente e ciò che conta di più è cercare di onorare nel miglior modo possibile il titolo conquistato a Reggio Emilia che – prosegue l’atleta – dedico sia a Bergamo che alla mia terra d’origine. Vivo emozioni forti, ho fame di successi e con i valori sui quali investo ogni giorno con la mia professione – correttezza, rispetto e voglia di mettersi costantemente alla prova – guardo avanti con fiducia. Prospettive? Ho 31 anni, non sono così avanti con l’età e continuo a coltivare il sogno di potere un giorno vestire la maglia azzurra o entrare nelle Fiamme Oro».