Le morti bianche: l’altra faccia del lavoro

“la nostra vita è abbastanza lunga perché ci permette di realizzare grandi cose se sappiamo impiegarla nel modo giusto”

 (Seneca)

 

 

 

Malgrado ci si senta ormai sdegnosamente lontani dalle catene di montaggio fordiane e “dall’uomo meccanico” di Taylor, c’è ancora chi muore per il proprio lavoro. E ciò che più sconvolge chi è ancora capace di indignarsi, è la mesta assuefazione con cui la società accoglie le sempre più numerose vittime delle morti bianche. Quest’intervista vuole essere un tributo alla loro memoria e una presa di posizione contro un problema che con dolorosa frequenza occupa le prime pagine dei nostri giornali.

 

– Di cosa si occupa la medicina del lavoro?

La medicina del lavoro rappresenta soltanto uno degli elementi del grande “organismo della sicurezza”, il cui risultato finale dovrebbe essere l’eliminazione dei rischi lavorativi: essa ricerca gli effetti sub liminali di danno sull’uomo ed agisce prima che questi si trasformino in malattia professionale.

 

– In che modo la medicina del lavoro raggiunge l’obiettivo?

Viene effettuata una visita medica corredata da accertamenti sanitari specifici per i rischi a cui è esposto il lavoratore (per esempio: esame audiometrico per il rischio rumore ed esame spirometrico per il rischio polveri) al fine di verificare periodicamente il suo stato di salute.

 

– Quali forze dovrebbero agire sinergicamente per migliorare le condizioni di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori?

Il miglioramento delle condizioni di lavoro e la tutela della salute dei lavoratori costituiscono una sinergia di intenti e di azioni, tanto da parte dei politici che devono emanare le leggi quanto da parte delle autorità che queste leggi devono far applicare e rispettare. Ogni azione repressiva è comunque destinata al fallimento, se non si creerà una “coscienza della sicurezza” in ogni figura coinvolta (datore di lavoro, lavoratori, sindacati ecc.)

 

– Cosa sono gli infortuni sul lavoro?

Sono eventi dannosi che accadono durante l’espletamento della attivita’ lavorativa in un breve lasso di tempo e possono causare seri danni all’integrita’ psicofisica del lavoratore.

 

– Che differenza c’è tra infortunio e malattia professionale?

Se l’evento dannoso avviene in un lasso di tempo molto breve si parla di infortunio sul lavoro (es: la classica caduta dalle impalcature), se ha bisogno invece di un lasso di tempo maggiore si parla di malattia professionale (es: il mesotelioma pleurico di chi ha respirato amianto per lungo tempo).

 

– Morti bianche ed infortuni sul lavoro possono essere considerati sinonimi?

Sia gli infortuni sul lavoro che le malattie professionali possono avere conseguenze ed evoluzioni gravissime che possono condurre a morte il lavoratore: in questi casi si parla giornalisticamente di morti bianche. Ma ovviamente determinano anche tutta una serie di invalidita’ che per gli effetti sociali non sono sicuramente meno drammatici.

 

– Perché, secondo Lei, soltanto gli eventi luttuosi guadagnano le prime pagine dei giornali?

Penso che ciò dipenda da un contorto meccanismo giornalistico che obbedisce soltanto alla logica dell’audience: parlare delle migliaia di invalidità dovute al lavoro non rispecchia questa logica, ma affrontare l’argomento aiuterebbe sicuramente nella loro prevenzione……

 

Sicuramente il nostro contributo non è che una goccia nel mare ma, come recitava un vecchio adagio il mare non è forse fatto di gocce?

Maria Concetta Trovato

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