Sostenere, produrre e diffondere creazione artistica e multimediale: questi gli obiettivi di un progetto partito da Catania, che prende il nome da un quasi-stellar, oggetto celeste misterioso e sfuggente
Le mille forme di Y+Quasar
Da un quasi-stellar – oggetto celeste misterioso e sfuggente – prende nome “Y+Quasar”: un progetto che ha visto a Catania (lo scorso weekend) e vedrà a Palermo (24-25 ottobre), interazioni tra luoghi, segni e arti performative, il cui obiettivo è sostenere, produrre e diffondere la creazione artistica e multimediale locale in campo nazionale e internazionale.
Dentro questo contenitore di spettacoli di danza, performance e installazioni gli artisti possono confrontarsi su temi di interesse comune nel tentativo di generare un dialogo proficuo sul ruolo delle arti nella società contemporanea. Senza dimenticare che il destinatario finale, estremo critico a volte inconsapevole, è il pubblico.
La prima parte del progetto è propedeutica a manifestazioni di più ampio respiro, con la voglia di decentrare sempre più gli incontri in paesini dell’entroterra siciliano a tutela delle tradizioni e del rinnovamento dei loro percorsi culturali.
L’iniziativa nel suo complesso consta di un’azione progettuale corposa, realizzata grazie ai parecchi collaboratori, performer e installatori tra cui Giuseppe Lana, Omegatre, Milo, Canecapovolto, Emiliano Cinquerui, Raffaela Leone, Mariano Leotta, che si sono autofinanziati per realizzare le installazioni, le performance e più in generale per dare il proprio . Ideato da Ago (Associazione Geni Occasionali) con il contributo del Mibac (Ministero ai Beni e alle Attività Culturali) il progetto prevede per novembre incontri-dibattito anche nella facoltà di Lingue di Catania (le date sono ancora da definirsi).
Cinzia Scordia, direttore artistico, parla di questo evento con orgoglio e soddisfazione. Interprete, performer e coreografa ha lavorato con artisti di tutto il mondo; ha studiato spazio e illuminazione scenografica, varie discipline di movimento, arti marziali e antropologia; e afferma che “la cooperazione tra Paesi (in questo caso euro-arabi), l’identità culturale e l’interdisciplinarità tra danza e video sono necessari per far germogliare nuove idee”.
Durante la conferenza di presentazione, un interessante dibattito sul tema ‘l’individualismo nelle arti. Opportunità e restrizione‘ ha portato a stilare una sorta di decalogo dell’anima poliedrica del performer, dell’organizzatore, ma anche dello spettatore per eccellenza. Un bel dibattito tra le argomentazioni di Enza Scuderi (Università di Catania), sui reticolati efficaci di arte e cultura, e le scelte organizzative e finanziarie ad hoc di Daniele Zappalà, direttore di Scenario Pubblico; agli interventi di artisti che considerano il proprio lavoro come una missione (“il nostro compito è quello di insegnare la lingua dell’arte ad un pubblico non abbastanza alfabetizzato in termini di codice artistico”) rispondono i più scettici (o disillusi): “La fattibilità e la tenuta di un progetto sono lavoro duro in quest’isola”. Sergio Zinna direttore artistico di Zò scende a patti con la realtà: “Non riceviamo un euro di finanziamenti pubblici e andiamo avanti grazie ad un criterio di auto mecenatismo dove le strategie commerciali riempiono i ‘buchi’ delle attività culturali”.
Acute le riflessioni di Alfio Scuderi, direttore del Teatro Nuovo Montevergini di Palermo, sulla natura dei creativi: “Un’artista, sempre fortemente individualista, può sentire un’occasione sinergica come questa una necessità oppure una costrizione, perché è un metodo produttivo, uno scambio diverso per ognuno. E l’intento di noi responsabili è razionalizzare le esigenze e le opportunità per noi stessi e per loro”.
Dopo il dibattito, particolare la performance “A(u)ction, progetti all’incanto”: un’asta all’interno della quale vengono presentati e vendute alcune azioni progettuali tra cui Y+Quasar, Genoma meridionale, il Mercatino della puddira… “All’origine delle cose io rappresentavo la chiarezza – dice Raffaela Leone – Daniela Orlando la dolcezza ed Emiliano Cinquerui l’eloquenza: durante lo svolgimento della performance le cose non sono proprio andate così, ma il risultato è stato molto piacevole. Peccato ci fosse poco pubblico, fortuna che replichiamo a Palermo venerdì”.
Sabato, Cinzia Scordia, con la sua pièce ‘Doc.‘ in prima nazionale, è stata accompagnata in scena da Luca Lo Bianco con il suo contrabasso e da Alessandro Arena alle luci. Lo spettacolo si è incentrato sul “prendere” con abuso di potere, prendere anche quando non si deve e soprattutto non poter rendere perché non si vuole. ‘Doc.Â’ è il gioco dell’accaparrare. “Questo lavoro è stato concepito per essere dedicato a tutti i “servi di questo mondo” che siano disoccupati o addetti ai lavori. Quei servi capaci di accettare l’errore per pura indolenza e ricaderci perché è difficile cambiare la comoda abitudine” dichiara la coreografa.
Da segnalare l’installazione di Mariano Leotta e Giuseppe Pillera, dal titolo “Voci sincopate”: un racconto dei conflitti internazionali attraverso le parole dei testi di personaggi e letterati che vivono nei luoghi della guerra come la Cecenia, il Kurdistan… Testimonianze che provengono dai tubi installati su un mappamondo virtuale: le voci registrate salgono dal basso come se la terra sussurrasse per via recondite una soluzione, un momento di riflessione. “Una sorta di nenia, di ninna nanna di parole però un po’ macabra per via dei contenuti e per il sound totale” ci dicono gli ideatori. Se volete potete dare u’occhiata al sito www.jonicnoise.com oppure su www .myspace.com/artereazione
Per il programma dettagliato di Y+Quasar: www.yquasar.org