Una nostra lettrice ci scrive spinta dalla rabbia causata dall'incidente occorso a un suo amico ciclista. La mancanza di disciplina di automobilisti e motociclisti, l'indifferenza delle forze dell'ordine e quella sensazione di fare qualcosa di sbagliato: viaggiare sulle due ruote. «La bici è lotta a Catania. Quando qualcuno ci resterà secco allora ci penseranno, come sempre», denuncia
Le mille difficoltà dei ciclisti catanesi Andare in bici «una lotta di politica silente»
Qualche giorno fa un mio amico è stato investito in bici in via Etnea, altezza Zuppelli, mentre percorreva la corsia preferenziale da un po’ anche pista ciclabile. Un motorino ha sorpassato occupando la corsia preferenziale: ovviamente per chi guida esistono solo i bus, quindi le preferenziali sono corsia di sorpasso per la maggior parte degli automobilisti e motociclisti. Scontro frontale, il mio amico è volato e fortunatamente oltre collare, un punto, tante contusioni e graffi non s’è fatto niente.
Vi scrivo per rabbia perché questa è stata la ciliegina sulla torta di una serie di avventure che capitano a chi va in bici in città. Se sei a due ruote – ma non su un motorino – allora sei oggetto d’insulti e battutine (non sto scherzando), gente che si prende la briga di dirti che lì (ovunque) la bici non può stare, mentre noti accanto dei motorini che abbelliscono il marciapiede, vigili urbani che ti dicono «Signorina, se lei vuole andare in bici, vada a Bologna» e altre disavventure che rendono quasi ogni uscita in bici una sorta di lotta politica silente.
Siamo in un periodo in cui l’amministrazione comunale si sta muovendo dal punto di vista della mobilità a due ruote, spinta per lo più dal gruppo Salvaciclisti. Ok rastrelliere, ok pista ciclabile (degli stencil sulle corsie preferenziali, in realtà), ok incentivi bici elettriche (incentivi farlocchi). Ma come si fa a dire a un amico o un conoscente «Prendi la bici in città, che non solo risparmi ma campi di più», quando non puoi stare neanche al sicuro sulle nuove e fiammanti piste ciclabili mentre la gente ti tratta da alieno e ti senti dire «Certo, ti hanno investito. Tu che vai in bici che vuoi?».
Solo rabbia. E visto che non è il caso di andare in giro a spaccare ruote d’auto come dimostrazione che se gli automobilisti non ti rispettano ricambi a modo tuo, l’unico mio pensiero è un articolo che spieghi veramente che la bici è lotta a Catania. Quando qualcuno ci resterà secco allora ci penseranno, come sempre. Ripeto, magari condividete la rabbia e non il resto. In ogni caso grazie per avermi letto e perdonatemi per il tempo che vi ho rubato.
Eli