Le immagini sul cellulare del presunto terrorista Fotomontaggi, frasi su Allah e contro il regime

Due fotomontaggi su comuni sfondi da desktop e un’immagine che lo ritrae accovacciato davanti a una porta. In tutti e tre i casi con in pugno la stessa arma, forse un mitra, e il suo nome, A.W. Sono le foto divulgate dalla Questura di Ragusa, trovate nei cellulari sequestrati al 20enne siriano sbarcato a Pozzallo e arrestato con l’accusa di terrorismo. A queste si aggiungono altre due immagini che contengono scritte religiose con un riferimento alla resistenza al regime. Materiale che per gli inquirenti rappresenta una parte delle prove che legherebbero il giovane direttamente a Isis.

«Non c’è nessun Dio al di fuori di Allah». È questa la prima frase che compare su una delle immagini recuperate dai telefoni, più di uno e di ultima generazione: parole scritte sulle dita chiuse di un pugno che squarcia una bandiera statunitense. In un’altra immagine compare ancora un pugno chiuso, con a fianco un proverbio: «Non ci inchiniamo a nessuno al di fuori di Allah». E sotto quella che sembra una sigla: «Saldi contro il regime». Il chiaro riferimento è alla dittatura di Bashar al Assad, contro cui dal 2011 si battono numerosi gruppi in quella che è presto diventata una guerra civile. Nelle foto che ritraggono il giovane, a fare da sfondo sono, in un caso, un castello, e nell’altro una roccia vicino a uno specchio d’acqua. Immagini che, con una rapida ricerca, è facile trovare online tra i comuni sfondi per i monitor dei computer.

Ieri il gip di Catania ha convalidato l’arresto e il giovane deve rispondere di associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Secondo gli investigatori sarebbe legato direttamente a Isis e avrebbe contatti anche fuori dall’Italia. Proprio su queste presunte conoscenze si concentrano le indagini. A.W. è arrivato a Pozzallo il 4 dicembre con altri 523 migranti. Si trovava su un barcone soccorso nel Canale di Sicilia dalla nave di Medici senza frontiere. Ma, secondo le testimonianze dei primi soccorritori e del personale del centro di prima accoglienza ragusano, non era solo. Insieme a lui c’era la sua famiglia: padre, madre e una ragazza più giovane, che sarebbe stata individuata prima come la sorella e poi come la ragazza del giovane. Tutti e tre sono rimasti nel Cpsa di Pozzallo fino a un paio di giorni fa, quindi sono stati trasferiti in altre strutture. «In un primo momento è stato notato perché era un tipo solitario, non stava con nessuno, neanche con la sua famiglia», conclude il direttore del centro Angelo Zaccaria. 

Salvo Catalano

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