«Le mie foto spero possano fare riflettere». Federico Ficarra è l’autore degli scatti che martedì verranno esposte alla Camera dei deputati. La mostra intitolata Serie D porta al centro dell’attenzione nazionale le baraccopoli del capoluogo messinese, in una fase in cui le istituzioni – Comune e Regione – stanno cercando di offrire agli abitanti un’alternativa. «Nelle foto ritraggo quelle del rione Taormina, vicino allo stadio Celeste, uno scenario che ricorda le favelas».
Ventuno anni, Ficarra, da qualche anno vive a Milano, ma ha mantenuto il legame con la Sicilia. «Ho lasciato Messina per seguire un corso di fotografia, ma sarei voluto rimanere. Amo Messina e la domenica seguo i risultati dell’Acr (una delle due locali squadre di calcio, ndr)», racconta il giovane. Quella per la fotografia è una passione nata da bambino. «Ero alle elementari, non volevo andare a scuola. Un giorno ho preso a calci un armadio e dalle ante è venuta fuori la macchina fotografica di mio padre. Da quel giorno ho cominciato a scattare foto». Ficarra lavora molto su pellicola – «mi dà la possibilità di ottenere foto in bianco e nero molto intense» – e si ispira a una maestra assoluta della materia. «Mi ispiro a Letizia Battaglia e al suo modo di documentare Palermo. Non mi permetto di paragonarmi a lei, ma io provo a fare lo stesso con Messina. Punto a far vedere quello che abbiamo davanti agli occhi e non riusciamo a vedere o non vogliamo vedere».
Gli scatti costituiscono il progetto finale del corso di fotografia che Ficarra ha seguito a Milano. «Le foto sono il progetto di laurea che ho conseguito la scorsa estate. Un progetto – racconta il 21enne – curato da Maurizio Garofalo, sotto la supervisione di Paola Cominetta e Vittorio Buzzi, vincitore di due World Press Photo». Avere lavorato tra le baracche lo ha portato in contatto con realtà difficili, ma su cui lo sguardo, complice l’abitudine, spesso si sofferma con indifferenza. «Il rione Taormina lo vedono tutti quelli che vanno allo stadio. Tra gli scatti – racconta – ce n’è uno che ritrae un bambino che soffre d’asma e che vive in una casetta con il tetto in eternit. L’ho immortalato con Ventolin e biberon. Sono luoghi in cui ci sono scarichi della fogna a cielo aperto».
Per gli inviti, Ficarra ha scelto un’altra foto eloquente. «Ritrae una donna che si riflette nella fogna che scorre tra le casette. Conosco tanti messinesi che vivono lontani da casa e che non parlano di queste realtà. Spero – conclude il 21enne – che questa mostra serva ad alimentare un dibattito».
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