Le Aziende di trasporto pubblico e privato contro la Finanziaria del Governo Crocetta: “Ci vogliono fare fallire”

I PROTAGONISTI DI QUESTO SETTORE SUBIREBBERO UN TAGLIO DEL 50 PER CENTO DELLE RISORSE. L’OBIETTIVO SEMBRA QUELLO DI FARLE CHIUDERE

Anche le aziende siciliane di trasporto pubblico si scagliano contro il disegno di legge di stabilità del Governo regionale e lanciano l’allarme per il futuro di un settore che rischia, a causa dei tagli previsti dallo stesso Governo Crocetta, il tracollo definitivo e la perdita di quasi diecimila posti di lavoro.
Le Associazioni Asstra e Fittel Confcommercio, in rappresentanza della maggioranza delle aziende siciliane di trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano, sia a capitale pubblico che a capitale privato, tra le quali l’Amat di Palermo, l’Atm di Catania, l’Amt di Trapani, l’Ast, la Gallo Autolinee, la Giamporcaro Autolinee, la Sais Trasporti, e la Trasporti Urbani Agrigento, hanno evidenziato lo stato di emergenza in cui si verrebbe a trovare il settore nel caso in cui venisse approvato dall’Ars il disegno di legge di stabilità 2014 così come esitato dal Governo della Regione. Un provvedimento che taglia il 50 per cento delle risorse al settore, peraltro già insufficiente al reale fabbisogno, portandolo da 177 a 93 milioni di euro.

“Se tale irresponsabile provvedimento del Governo regionale – si legge in un documento – dovesse essere portato a compimento, vorrà significare la fine di un settore, che attualmente occupa oltre 7000 addetti, più altri 2000 dell`indotto, ed il blocco totale dei servizi di trasporto fino ad oggi garantiti nei confronti di studenti, anziani, pendolari siciliani”.
Ancora una volta, in sostanza, posti di lavoro e servizi ai cittadini che rischiano di andare in fumo sull’altare dei tagli dissennati e indiscriminati del Governo regionale.

Secondo i firmatari del documento, il provvedimento “in realtà sembra una vera e propria ritorsione contro le aziende per le azioni legali intraprese per il taglio già subito nel 2012, con la Regione dichiarata, a più riprese, soccombente”. Né sembra convincente la prospettiva di una riforma che dovrebbe ridisegnare il settore.
“In presenza di questa gravissima decisione – continua la nota delle associazioni – non può essere rivendicata, da nessuno, alcuna valida motivazione circa una presunta riforma del settore la cui mancanza è dovuta al totale immobilismo della burocrazia regionale”.
Riforma del settore che non può essere rivendicata “neanche da parte di un Governo con cui, fino ad oggi, non si è potuto intraprendere alcun costruttivo dialogo e che mentre, da una parte, ipotizza per il passato improbabili atti transattivi, dall`altra determina il futuro tracollo di un intero settore”.
Le aziende annunciano che, anche questa volta, si difenderanno in ogni sede giudiziaria, ma, aggiungono, “la triste sensazione è che qualcuno voglia farle fallire prima che sia loro riconosciuta giustizia”.

Asstra e Fittel, auspicando che lo stesso facciano anche le altre associazioni datoriali, lanciano un accorato appello a tutti i Sindaci dei Comuni, nonché a tutte le forze politiche presenti nel Parlamento siciliano, affinché vigilino e scongiurino il perpetrarsi di una tale forma di ingiustizia.


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