Il dato di Palermo è in linea con quello nazionale dove si riscontrano problematiche simili a quelle locali. Il capoluogo regionale è quello con più vittime in Sicilia: 15 contro le 7 di Catania
Lavoro, incidenti in calo ma aumentano quelli mortali Anmil: «Carenza di controlli, aziende con poche risorse»
Meno controlli per mancanza di personale ma più irregolarità, lavoro nero e caporalato. Questo il quadro italiano dei primi otto mesi del 2019 in Italia dettato dall’Anmil. Il dato ad agosto si attesta al 3,2 per cento ma è «falsato da due gravi incidenti accaduti l’anno scorso in quel periodo: il crollo del ponte Morandi con 15 vittime tra gli operai e due incidenti stradali con 16 braccianti che hanno perso la vita in Puglia», spiega Franco D’Amico, responsabile dei servizi statistico-informativi dell’Anmil. Fino ai primi mesi dell’anno infatti la media era ancora più alta, dal 5,9 al 4 per cento.
In Sicilia c’è stata una leggera diminuzione, di circa 250 infortuni totali. Stessa cosa vale per Palermo dove ci sono stati un centinaio di infortuni in meno, si passa dai 3.988 dell’anno scorso ai 3.861 dei primi otto mesi del 2019, che li porta al -3,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un dato in linea con quello nazionale, anche se si parla di piccoli numeri che cambiano però se si guardano a quelli mortali che aumentano a 15 vittime, tre persone in più del 2018. Palermo inoltre risulta la città più interessata dagli incidenti mortali: Catania ne conta sette, uno in meno rispetto all’anno scorso. «A livello provinciale non sono disponibili dati per settore – aggiunge D’Amico – ma al livello regionale i morti sono stati soprattutto italiani, da 40 a 47, mentre sono in calo quelli stranieri: si passa da 5 a 3».
In generale, spiegano dall’Anmil, anche se gli infortuni totali diminuiscono il numero degli incidenti mortali aumenta perché sostanzialmente da quando la crisi economica si è attenuata, il dato infortunistico che era calato dal 2009 al 2014, è ricominciato a crescere nel 2015 per poi mantenersi su una linea costante. «La crisi -ripercorre l’esperto dell’Anmil – ha lasciato le aziende con poche risorse disponibili da destinare alla prevenzione e alla manutenzione e allo svecchiamento dei macchinari: apparecchiature che quindi spesso sono obsolete. Basti pensare che più della metà dei morti in agricoltura è dovuta al ribaltamento del trattore: questo accade perché i mezzi sono vecchi». Un altro motivo è che «Nel primo semestre del 2019 c’è stato un calo dei controlli – afferma D’Amico – specie al Sud e anche in alcune aree del Nord, dovuto al calo del numero degli ispettori in Italia». Nel Belpaese ci sono circa 4 mila ispettori dell’ Inl (Ispettorato nazionale del lavoro) ma, denuncia l’Anmil, alla lodevole iniziativa di riunire tutti gli enti preposti alle verifiche sotto un’unica sigla non è corrisposta una dotazione sufficiente di personale: quelli che se ne sono andati in pensione non sono stati rimpiazzati. «In Italia il numero di ispezioni è calato del 9 per cento per carenza di personale mentre sono passati dal 69 al 72 per cento i casi di irregolarità scoperti nelle aziende ispezionate. In aumento anche i dati sui lavoratori in nero e sulle denunce del caporalato, che sono state circa 250 in tutta Italia e di queste più della metà, circa 150, sono state in agricoltura».
Le prospettive sono però positive perché «il governo si è impegnato ad aumentare il numero degli ispettori di mille unità. Abbiamo tra una legislazione sul lavoro tra le migliori d’Europa – conclude D’Amico – ma se non ci sono i controlli e le ispezioni non vengono fatte non se ne esce. Servono formazione, informazione e investimenti in termini di innovamento, il tuttp supportato da un’azione continua, capillare e diffusa in tutto il territorio».