Lavori da oltre 12 milioni assegnati senza gara d’appalto Polemica tra UniMe e Anac su affidamento in zona Cesarini

Un lavoro da oltre 12 milioni di euro, poi ridottisi a poco più di nove per via del ribasso, assegnato senza alcuna gara d’appalto. Fa discutere la decisione dell’Università di Messina di ricorrere all’affidamento diretto per la trasformazione di parte del padiglione A del Policlinico in residenze per gli studenti. Il caso è finito, insieme ad altri provvedimenti assunti dall’ateneo tra settembre e dicembre, all’attenzione dell’Autorità nazionale anticorruzione che, nei giorni scorsi, si è pronunciata cassando l’operato del cda presieduto dal rettore Salvatore Cuzzocrea. «Non può ritenersi operante il richiamato regime di deroga – si legge in una nota dell’Anac, in cui si fa riferimento alle osservazioni presentate dall’Università – prospettandosi la necessità del rispetto delle procedure concorsuali ordinarie previsto dalla normativa europea della legislazione nazionale». Di tutt’altra posizione, e sicuro di avere agito nel solco della legge e nell’esclusivo interesse degli studenti, è Cuzzocrea: «Per noi fa fede la lettura della norma data dal governo e dal parlamento – dichiara a MeridioNews il rettore – La volontà dell’esecutivo è stata quella di rilanciare l’economia garantendo a certi settori, come le Università, di spendere i fondi nel più breve tempo possibile». Obiettivo che, per Cuzzocrea, non si sarebbe potuto ottenere passando da una tradizionale gara d’appalto: «Sarebbero serviti diciotto mesi almeno, escludendo eventuali ricorsi».

A fare alzare il polverone, che negli ultimi mesi ha chiamato in causa anche il parlamento e il ministero dell’Università e della Ricerca, è stato un comma – per l’esattezza il quarto dell’articolo 2 – del discusso decreto Semplificazioni. Ovvero il pacchetto di norme che, nella seconda metà del 2020, furono introdotte per ridurre l’impatto della pandemia sull’economia. Perlopiù si trattava di deroghe a tempo determinato – i termini sono stati poi per la maggior parte estesi fino al 2023 con il decreto Semplificazioni bis per snellire le procedure e consentire l’apertura di cantieri in giro per l’Italia. Il comma 4 prevede che in un ampio ventaglio di settori, che vanno dall’Università alle scuole, dalla sanità all’edilizia carceraria, passando per porti, ferrovie e strade, «le stazioni appaltanti operino in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione».

Tale possibilità era stata criticata da Anac già all’epoca in cui il decreto era ancora in fase di gestazione. Rilievi che comunque non avevano fatto cambiare idea alla politica: il testo approvato dal governo aveva retto anche alla fase di conversione in legge da parte del parlamento. «Il comma 4 dell’articolo 2 – continua Cuzzocrea – parla chiaro. Anche il ministero ha fatto presente che non è necessario ricorrere alle motivazioni d’urgenza per agire tramite affidamento. In ogni caso le condizioni d’urgenza, come abbiamo avuto modo di provare, sono più sussistenti. Quando sono diventato rettore – sottolinea il capo dell’ateneo – ho trovato strutture in cui cadevano i calcinacci, c’erano infiltrazioni d’acqua e le fogne erano a cielo aperto. Mi chiedo se questi non siano motivi validi per agire in deroga».

A essere prescelta per realizzare gli alloggi riservati agli studenti è stata la Eredi Geraci Salvatore, impresa edile di Mussomeli. L’intervento fa parte di un progetto, datato 2017, che prevedeva un cofinanziamento da parte dello Stato, simile a quello che conta di ottenere prossimamente l’Università di Catania. In un primo tempo la richiesta del finanziamento era stata ritirata per la presenza di un progetto, simile ma più in alto in graduatoria, dell’Ersu di Messina. Poi, però, l’esclusione dell’Ersu dalla procedura di assegnazione, aveva rimesso in gioco l’ateneo e così l’anno scorso Unime è tornata a farsi avanti chiedendo al ministero di essere presa in considerazione. La proposta di affidare i lavori all’impresa nissena è stata deliberata dal consiglio d’amministrazione il 28 dicembre scorso. Due giorni dopo è arrivato l’ok del ministero alla richiesta del finanziamento. L’iter si è chiuso in zona Cesarini: il 31 dicembre, infatti, scadeva il termine per l’applicabilità del comma 4; una delle norme non prorogate dal decreto Semplificazioni bis.

«A me l’unica cosa che interessa è che tutto venga fatto nel rispetto delle normative, la nostra impresa è in prima linea nella legalità». Michelangelo Geraci, amministratore unico di Eredi Geraci ci tiene a specificare che «avere un lavoro e incappare in problemi giudiziari non è una cosa a cui teniamo» ed è proprio per questo che il caso, senz’altro particolare, ha portato l’imprenditore «a formulare un quesito anche all’Ance», l’associazione nazionale dei costruttori. La scelta della ditta con sede a Mussomeli ha seguito una precisa valutazione da parte dell’Ateneo: la Eredi Geraci sta già lavorando al Policlinico, in seguito a un affidamento risalente all’anno scorso e riguardante la ristrutturazione del padiglione A. «L’impresa ha dimostrato affidabilità e competenza nel corso di tutto l’appalto – si legge in un documento inviato da Unime all’Anac – È evidente che la scelta di affidare il completamento dell’edificio sul quale insiste già un cantiere dell’impresa e la conoscenza da parte della stessa dello stato dei luoghi, degli impianti e delle condizioni strutturali dell’immobile, è apparsa la soluzione più ragionevole e immediata per il raggiungimento degli obiettivi prefissati». «Prima dell’anno scorso non avevamo mai lavorato all’Università di Messina – commenta -. Avere ricevuto la richiesta di effettuare queste opere per noi è un attestato di stima, perché in decenni di attività non abbiamo mai lasciato insoddisfatti gli enti per cui abbiano lavorato. Ma ripeto – conclude l’imprenditore – sopra ogni cosa ci interessa che tutto si svolga con chiarezza». 

Sulla disputa, a febbraio, era intervenuta anche la ministra per l’Università Maria Cristina Messa con una risposta scritta a un’interrogazione presentata dal deputato campano del Pd Umberto Del Basso De Caro. La ministra, dopo avere esplicitato l’interpretazione del governo alle norme contenute nel decreto Semplificazioni, ha chiuso il proprio intervento ricordando che l’Anac «ha ritenuto di precisare che la propria attività consultiva “serve a indirizzare l’operato delle stazioni appaltanti, ma non può costituire interpretazione autentica della norma”». Per capire se basterà questo a spegnere le polemiche o se ci saranno altri strascichi, bisognerà attendere.


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