«Oltre al danno di possedere scuole poco sicure c’è la beffa di tenere disoccupati i lavoratori del settore edile». Ad affermarlo è il segretario etneo della federazione nazionale lavoratori edili affini e del legno Francesco De Martino. Il dirigente, insieme ai colleghi delle sigle sindacali Filca Cisl e Fillea Cgil, questa mattina ha animato un sit in di protesta davanti all’ex Provveditorato agli studi per fare il punto della situazione sulle condizioni strutturali degli edifici scolastici catanesi. A partecipare alla manifestazione anche architetti, ingegneri, progettisti e lavoratori del settore. La richiesta è unanime: sbloccare i lavori pubblici immediatamente cantierabili. Con il duplice effetto di creare un circuito virtuoso di commesse per l’intero indotto edile e di assicurare le strutture scolastiche etnee.
Il dato di fatto da cui parte De Martino è chiaro. «Il 99 per cento delle scuole della provincia di Catania sono state costruite senza rispettare le norme antisismiche», spiega il sindacalista. Che aggiunge come gli interventi di manutenzione straordinaria più urgenti si concentrino nei plessi scolastici che si trovano nella parte meridionale della città di Catania. «Le scuole di quell’area versano in condizioni di fatiscenza totale: i servizi igienici non funzionano, le scale di sicurezza sono assenti e i balconi cadenti – spiega -. Senza contare che rendere gli ambienti più gradevoli non farebbe male». In questo contesto «i fondi stanziati dal governo nazionale a interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per un totale di un milione e mezzo di euro, con l’aggiunta di otto milioni di euro per la prevenzione antisismica, sarebbero un vero toccasana», conclude il segretario etneo di Fenal Cisl.
E gli interventi rappresenterebbero una «boccata d’aria fresca» anche per i lavoratori edili. «Faccio il carpentiere dal 1976 ma da sono disoccupato da quattro anni e tiro avanti facendo debiti dalla mattina alla sera», protesta Maurizio Orazio Raciti. Che aggiunge: «Se chi di dovere non interviene per sbloccare i fondi destinati alla sistemazione delle scuole, tutto il settore edile è condannato alla crisi». L’idea è condivisa anche dal vicepresidente dell’ordine degli architetti di Catania Salvatore Fiorito. «La crisi coinvolge anche noi professionisti e non capiamo perché la politica non riesca a dare le giuste risposte». Il dramma, secondo Fiorito, è l’assenza di progettualità e la tendenza «a perdere le occasioni di lavoro che ci potrebbero fare uscire da questa grave situazione di crisi».
A fare i conti è Giovanni Fragola dell’associazione nazionale costruttori edili di Catania. «L’edilizia ha perso il 60 per cento rispetto al 2008 in termini di fatturato e oltre 30mila posti di lavoro», spiega Fragola. Che punta il dito contro il ministero dell’Istruzione pubblica reo di non aver ancora pubblicato l’anagrafe dell’edilizia scolastica. «Se il documento fosse disponibile sarebbe più semplice comprendere come e dove intervenire con più efficacia. Ma per fare ciò i Comuni italiani, anche quello di Catania, dovrebbero attuare delle ispezioni e – precisa Fragola – sappiamo che anche questi enti sono in crisi». È più morbido il consigliere dell’ordine degli ingegneri della provincia etnea Giuseppe Marano, che afferma: «Palazzo degli Elefanti sta avviando monitoraggi sulle strutture scolastiche, stanziando anche dei fondi utili ad alcuni interventi». Anche se ancora non sono chiari i tempi di cui la macchina amministrativa ha bisogno per avviarsi.
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