L’Autonomia non si salva in pantofole

Cominciamo con una premessa. Questo giornale tiene in grande considerazione il professore Massimo Costa. Di questo docente universitario, autonomista sincero e convinto, apprezziamo la preparazione e l’onestà intellettuale. Molte delle sue tesi sono condivisibili. A cominciare dall’esigenza – ormai improrogabile di ripristinare l’Alta Corte per la Sicilia che, come ricordava il compianto primo presidente della Regione siciliana, Giuseppe Alessi – che in materia di Diritto non prendeva lezioni da nessuno – non è stata mai abrogata ma, come precisava appunto il presidente Alessi, “sepolta viva”. Quindi nelle condizioni di essere – in ogni momento – ripristinata.
Noi, lo ripetiamo, condividiamo molte delle battaglia culturali e politiche (riassunte magistralmente nel suo manifesto del popolo siciliano) del professore Massimo Costa (da non confondere con l’avvocato Massimo Costa, presidente del Coni e candidato per il Terzo polo a sindaco di Palermo, anche lui degnissima anche se un po’ ‘pirotecnica’ persona). Ma per condurre certe battaglie, come ricordava un altro grande presidente della nostra Regione, Piersanti Mattarella, ci vuole una “Sicilia con le carte in regola”.
Orbene, il professore Costa converrà con noi che l’attuale governo regionale (parliamo ovviamente dei vari Raffaele Lombardo, Gaetano Armao, Massimo Russo e via continuando) ha le carte in regola non per governare la Sicilia, ma per andare di corsa a casa. Chi scrive segue le vicende politiche della Sicilia dall’ormai lontano 1985. Ebbene, in tanti anni non abbiamo mai visto un governo regionale più dannoso dell’attuale.
Non c’è un solo settore dell’amministrazione regionale in cui questi signori si siano cimentati senza provocare guasti. Il presidente Lombardo si vanta di aver sbaraccato i quattro termovalorizzatori dove erano in corso – e aveva ragione – ‘operazioni’ sui terreni nei quali avrebbero dovuto vedere la luce i quattro impianti. Bene. Ma al posto dei termovalorizzatori che abbiamo? Le discariche che continuano a inquinare la Sicilia. Gestite, in alcuni casi, da privati che ‘dissanguano’ i Comuni dell’Isola. E’ il caso di Agrigento (ma non è il solo) dove un noto ‘Professionista dell’Antimafia’, per dirla con Leonardo Sciascia, si sta facendo i ‘bagni’ a spese di decine di Comuni (e dove – è notizia di qualche giorno fa – le forze dell’ordine hanno sequestrato atti e documenti: era ora, diciamo noi!).
Parliamo dell’acqua? Un recente referendum popolare ha stabilito che la gestione del servizio idrico deve essere pubblica. Mentre in Sicilia, alla faccia del referendum, i privati imperversano, ‘svuotando’ le ‘casse’ dei Comuni e, quindi, le tasche dei cittadini.
Lei, professore Costa, è un economista. E siccome è un economista parliamo di agricoltura. Lo sa cosa sta succedendo? Che l’attuale assessore regionale, Elio d’Antrassi – persona anche lui degnissima, che prima di fare l’assessore all’agricoltura della Regione vendeva arance – ha tenuto bloccata per mesi una legge – la legge regionale n. 25 – che avrebbe dato ‘respiro’ al settore. Una parte di questa legge è stata sbloccata qualche fa, dopo le proteste durissime della capogruppo dell’Udc all’Ars, Gilia Adamo.
Lo sa che sta succedendo con i 2,3 miliardi del Piano di sviluppo rurale? Che grazie a un regolamento comunitario truffaldino – che consente di erogare risorse ad agricoltori non a titolo principale – questi soldi, con molta probabilità, finiranno nelle tasche di gente che con l’agricoltura non ha nulla a che vedere! Il tutto nel silenzio delle organizzazioni agricole siciliane. Sa chi ‘incamererà’ questi soldi? In buona parte giovani agricoltori che, magari, parteciperanno al cofinanziamento facendosi prestare i soldi da qualche banca alla quale la Regione pagherà gli interessi per ‘sostenere’ gli stessi giovani agricoltori. Tutto questo mentre i ‘Forconi’ – che sono i titolari delle vere aziende agricole siciliane – tornano in piazza per protestare contro uno Stato che consente alla banche di prendersi i loro terreni, visto che non hanno i soldi per pagare i debiti contratti.
Parliamo del rigassificatore di Porto Empedocle? A chi serve? Alla Sicilia no di sicuro. Serve a chi lo deve realizzare. E, soprattutto, è servito a chi si è già messo in tasca fior di milioni di euro per servizi di intermediazione resi. Lo sa che questa schifezza, a un chilometro dalla Valle dei Templi di Agrigento, è stata autorizzata dal governo Lombardo nell’estate del 2009? Lo sa che il partito del presidente Lombardo, appena due anni prima, nel 2007, aveva presentato all’Ars una mozione per bloccare la realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle?
Inutile parlare dei fondi europei non spesi: ne sta parlando abbondantemente la stessa Unione Europea. Parliamo del turismo? Lo sa che con i fondi europei che si stanno spendendo in ambito turistico – pochi, ma sempre fondi europei – invece di completare i porti turistici, si stanno utilizzando questi soldi per il ‘Circuito delle clientele’, pardon, per il ‘Circuito del mito’, manifestazioni culturali da strapaese allestite con la scusa – vacua – di attirare i turisti in Sicilia? Tutto questo non è farsesco?
Parliamo di Ambiente’ Lo sa che l’attuale assessore, Sebastiano Di Betta, sta facendo il diavolo a quattro perché vuole a tutti i costi sbaraccare il Consiglio regionale per l’urbanistica (Cru)? E’ l’organo che esprime pareri obbligatori ma non vincolanti per il governo in materia urbanistica. Sa perché lo vuole abolire? Perché il Cru, all’unanimità, ha ‘bocciato’ il progetto per il porto turistico di Capo d’Orlando, al quale, a quanto pare, il governo teneva moltissimo.
E che dire, professore Costa, della sanità da terzo mondo che l’assessore Massimo Russo ci sta propinando? Negli ultimi due anni abbiamo assistito allo smantellamento sistematico di interi ‘pezzi’ della sanità pubblica. Si lamentano i dirigenti medici. Si lamentano gli infermieri. Si lamentano gli utenti. Possibile che ha sempre ragione l’assessore Russo? E chi è, Benito Mussolini che, è noto, come diceva Leo Longanesi, aveva sempre ragione?
Sabato scorso avrà di certo sentito le parole pronunciate dai vertici della Corte dei Conti per la Sicilia. Avrà sicuramente letto sui giornali le sferzanti considerazioni pronunciate dai magistrati contabili su come vien gestita oggi la nostra Regione. Chi ne esce a pezzi, dalla relazione della Corte dei Conti, è proprio il governo Lombardo.
Parliamo delle impugnative? A che servono, fatte così? Nessuno – noi meno che mai – dubita che bisogna lottare per applicare tutti gli articoli dello Statuto autonomistico, a cominciare dagli articoli 36, 37 e 38. Ma, lo ripetiamo, questa battaglia richiede un amore per la verità – e per la Sicilia – che l’attuale governo regionale non ha. Lombardo e compagni si fanno scudo dell’Autonomia per difendere i loro biechi interessi. Non basta parlare di autonomia o fondare un partito autonomista per essere autonomisti. Ci vuole coerenza.
Queste impugnative, fatte così come sono state fatte, sono solo sceneggiate napoletane. Non servono a nulla. E qui torniamo a Piersanti Mattarella, alla “Sicilia con le carte in regola”. Come si fa a parlare di rilancio dell’Autonomia dopo aver massacrato Sicilia e siciliani, tra acqua, rifiuti, rigassificatore di Porto Empedocle e via continuando? Ha ragione l’onorevole Giampiero D’Alia, coordinatore dell’Udc siciliana, quando ricorda che non si possono sprecare ingenti risorse finanziarie per fini clientelari e poi chiedere a Roma il rispetto delle prerogative statutarie. Così non può funzionare. Continuando di questo passo la Sicilia non potrà che andare a sbattere. Non è certo un caso se, oggi, la Regione siciliana si dibatte in un deficit strutturale – che quindi si ripresenta ogni anno – che supera i 5 miliardi di euro. E’ un dato ormai acclarato che porterà al dissesto finanziario che è ormai nelle cose.
Ci fermiamo qui per carità di patria. Solo per dire che le battaglie si possono e si debbono fare nella chiarezza. Non è con questo governo – e continuando a giustificare i danni che sta provocando – che si salverà la Sicilia. Gli autonomisti come lei – e in Sicilia ormai sono tanti – devono mettersi in testa che certi valori non si possono delegare ai primi politici che passano. Per rilanciare l’Autonomia non basta un governo regionale che si dice autonomista per poi fare – nel nome della stessa Autonomia – tutte le peggiori cose possibili. Gli autonomisti si devono mettere in testa che non è restando rifugiati dietro ai loro computer, magari in pantofole, che l’Autonomia siciliana verrà rilanciata.
Si rimbocchino le maniche e scendano nell’agone politico. A partire dalle questioni sociali della Sicilia che il governo nazionale e il governo regionale continuano a ignorare. Le questioni sociali siciliane, causa tre anni di incredibile malgoverno, stanno esplodendo. Invece di andare dietro ai ‘contentini’ di Lombardo, gli autonomisti, quelli veri, si diano una mossa.

 

 

 


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Cominciamo con una premessa. Questo giornale tiene in grande considerazione il professore massimo costa. Di questo docente universitario, autonomista sincero e convinto, apprezziamo la preparazione e l’onestà intellettuale. Molte delle sue tesi sono condivisibili. A cominciare dall’esigenza - ormai improrogabile di ripristinare l’alta corte per la sicilia che, come ricordava il compianto primo presidente della regione siciliana, giuseppe alessi - che in materia di diritto non prendeva lezioni da nessuno - non è stata mai abrogata ma, come precisava appunto il presidente alessi, “sepolta viva”. Quindi nelle condizioni di essere - in ogni momento - ripristinata.

Cominciamo con una premessa. Questo giornale tiene in grande considerazione il professore massimo costa. Di questo docente universitario, autonomista sincero e convinto, apprezziamo la preparazione e l’onestà intellettuale. Molte delle sue tesi sono condivisibili. A cominciare dall’esigenza - ormai improrogabile di ripristinare l’alta corte per la sicilia che, come ricordava il compianto primo presidente della regione siciliana, giuseppe alessi - che in materia di diritto non prendeva lezioni da nessuno - non è stata mai abrogata ma, come precisava appunto il presidente alessi, “sepolta viva”. Quindi nelle condizioni di essere - in ogni momento - ripristinata.

Cominciamo con una premessa. Questo giornale tiene in grande considerazione il professore massimo costa. Di questo docente universitario, autonomista sincero e convinto, apprezziamo la preparazione e l’onestà intellettuale. Molte delle sue tesi sono condivisibili. A cominciare dall’esigenza - ormai improrogabile di ripristinare l’alta corte per la sicilia che, come ricordava il compianto primo presidente della regione siciliana, giuseppe alessi - che in materia di diritto non prendeva lezioni da nessuno - non è stata mai abrogata ma, come precisava appunto il presidente alessi, “sepolta viva”. Quindi nelle condizioni di essere - in ogni momento - ripristinata.

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