Avrebbe dovuto essere il rilancio del movimento. C'e' stata, invece, la mera e trita riproposizione del senatore e del suo vecchio modo di intendere la politica
L’assemblea del Megafono di ieri a Taormina: la solita solfa con il solito Lumia
AVREBBE DOVUTO ESSERE IL RILANCIO DEL MOVIMENTO. C’E’ STATA, INVECE, LA MERA E TRITA RIPROPOSIZIONE DEL SENATORE E DEL SUO VECCHIO MODO DI INTENDERE LA POLITICA
Avrebbe dovuto essere il rilancio del Megafono di Rosario Crocetta. Ma l’appuntamento convocato ieri a Taormina si è trasformato in un maldestro tentativo di rilanciare la leadership ormai appannata del senatore Giuseppe Lumia.
Insomma, un’assemblea mezzo fallita, quella andata in scena ieri. Con alcuni passaggi anche comici. Come l’annuncio della richiesta, da parte di quattro deputati del Megafono all’Ars, di passare, armi e bagagli, nel gruppo parlamentare del PD.
“Ma come – si chiedevano ieri alcuni tra i partecipanti all’assemblea del Megafono -: dobbiamo rilanciare il nostro movimento e i nostri deputati regionali se ne vanno nel PD?”.
Una schizzofrenia politica apparente: passando – o tentando di passare nel PD, i quattro deputati del Megafono dovrebbero dare la maggioranza ai renziani nel gruppo parlamentare del Partito Democratico all’Ars, dove per ora i seguaci del Presidente del Consiglio sono in minoranza. Operazione che non è detto riesca. La decisione se accettare o meno i nuovi arrivi non è ancora stata presa dal gruppo parlamentare del PD a Sala d’Ercole: e non è da escludere che i quattro ‘megafonini’ vengano lasciati fuori dalla porta
Ieri, a conti fatti, di nuovo, a Taormina, si è visto ben poco.
Il Megafono ha confermato la propria parabola discendente. E dire che un anno e mezzo fa – erano i primi mesi del 2013 – erano in tanti i siciliani che si ritrovavano nei Circoli per Crocetta. Il Movimento – come abbiamo scritto nei giorni scorsi – si stava radicando dal basso.
C’era chi si avvicinava perché cercava una sinistra diversa dal PD. E c’era chi provava a fare politica dal ‘basso’, nei territori.
Il dato comune di tutti quelli che si avvicinavano a Crocetta era, per certi versi, simile allo spirito che anima i seguaci del Movimento 5 Stelle: la lontananza dalla vecchia politica.
Dopo di che, in un solo colpo, Crocetta è riuscito a distruggere tutto. E’ successo alle elezioni politiche del 2013, quando il Megafono ha candidato Lumia al Senato.
Chi si era avvicinato al Megafono, nelle prime settimane del 2013, non aveva nulla a che spartire con Lumia che, piaccia o no, fa parte della vecchia politica siciliana.
In quei giorni alcuni dirigenti del Megafono provarono a mettere una pezza, lanciando la candidatura di Antonio Presti. Operazione sbagliata. Infatti, sarebbe stata giusta se Presti avesse capeggiato la lista. Invece a capeggiare la lista è stato Lumia.
La dimostrazione che il Megafono era solo un mezzo per consentire a Lumia di tornare a Roma, visto che la base del PD non ne voleva sentir parlare di votarlo alle primarie.
Da allora ad oggi il Megafono ‘suona’ sempre più piano. Un po’ è un movimento autonomo, un po’ è una ‘costola’ federata al PD. Confusione, confusione e ancora confusione.
Non parliamo delle elezioni amministrative, che Lumia e Crocetta hanno utilizzato solo per indebolire il PD.
Nei giorni precedenti all’incontro di ieri a Taormina si parlava di un rilancio del Megafono. Che, piaccia o no, deve per forza di cosa passare da una rottura tra Crocetta e Lumia.
Ma alla fine Lumia, ieri, si è presentato. Per dire che lui è il Megafono. Per attaccare il PD. Insomma per continuare a riproporre quella che è la sua visione della politica:
io, Lumia, mi sono preso la guida della Regione grazie agli ingenui che mi hanno sostenuto, anzi che hanno sostenuto il mio candidato. E non cambio una virgola di quello che ho fatto finora.
Dunque, ancora polemiche con il PD. Irrigidimenti e incomprensioni. Si era parlato delle dimissioni dell’assessore Nelli Scilabra per alleggerite le tensioni politiche sul Governo.
Ma ieri, di tutto questo, non c’è stata traccia.