L'operazione di oggi della guardia di finanza etnea segna un nuovo capitolo nella storia dell'azienda, per molto tempo polmone occupazionale nel territorio di Paternò. In un percorso cominciato nel 2009 e poi conclusosi nel peggiore dei modi
L’ascesa e il declino del colosso dei call-center Qè Anni di passione, poi debiti e fallimento annunciato
Da impresa leader a livello nazionale nei servizi di call-center al clamoroso fallimento che ha gettato nella disperazione oltre 500 lavoratori. La storia della Qè srl oggi si arricchisce di un capitolo determinante: quello scritto dagli investigatori della guardia di finanza con il blitz Who is. Il protagonista è ancora una volta l’imprenditore bresciano Patrizio Argenterio, presidente del consiglio d’amministrazione e amministrazione dell’azienda che tra i suoi clienti annoverava Enel, Sky e Inps. Commesse importanti che non sono servite a tenere aperta la baracca. Argenterio oggi si è visto sequestrare 2,4 milioni di euro, oltre a essere finito agli arresti domiciliari. A Mauro De Angelis, anche lui con un passato, nel triennio 2015-2017, da amministratore è stata notificata una interdittiva a svolgere ruoli direttivi per sei mesi.
La via crucis dei lavoratori Qè, azienda nata a Paternò nel 2009, comincia con l’annuncio dei primi esuberi per evitare i licenziamenti. L’anno è il 2015 e le organizzazioni sindacali riescono comunque a trovare un accordo per la cassa integrazione. Dodici mesi e poi via ai contratti di solidarietà. La situazione precipita a giugno 2016 con gli stipendi non versati. Il caso Qè finisce sul tavolo della prefettura etnea e l’azienda sostiene di avere debiti milionari nonostante i fondi per la localizzazione delle imprese nel Mezzogiorno. Qualche mese dopo, settembre 2016, i lavoratori trovano addirittura chiusi i cancelli dello stabilimento di contrada Tre fontane.
Il livello della tensione cresce sempre di più e la storia di questo call-center, e del suo futuro, finisce davanti gli esperti del ministero dell’Economia. Una soluzione, prospettata fin dal primo momento, è quella di trovare nuovi acquirenti disposti a rilevare le commesse trattate da Qè. Manifestazioni e sit-in di protesta si susseguono a ritmi incessanti e intanto, sempre nel territorio di Paternò, nasce l’azienda Nethit dell’imprenditore Franz Di Bella. Un tempo proprietario di una quota di minoranza delle azioni di Qè, salvo poi cederle poco dopo.
Si arriva alla fine del 2017, con i lavoratori che nel mese di novembre occupano simbolicamente palazzo Alessi, sede del municipio. Intanto dal ministero si apriva qualche spiraglio con la possibilità di garantire alcune commesse. Piccole speranze che non evitano la scure del tribunale che decreta il definitivo fallimento di Qè e l’ingresso in scena di Nethit che ha acquisito progressivamente le commesse oltre a circa 400 lavoratori, con l’obiettivo di dare nuovo slancio occupazionale al territorio. Il resto di questa vicenda verrà scritta nelle aule di giustizia.